Referendum suli’obbligo di etichettatura. E l’Europa decide sul via libera alla soia Monsanto

Dopo il no convinto del Senato Usa all’etichettatura specifica per i prodotti alimentari geneticamente modificati, ecco che si riapre il controverso dibattito sui pro e contro dell’utilizzo degli Ogm.
Non è bastata una percentuale altissima (quasi il 91%) dell’opinione pubblica statunitense a favore di tale etichettatura a portare a compimento uno dei punti del programma della campagna elettorale, nel 2007, del presidente Obama. E nemmeno la mission di sensibilizzazione di «Just label it», il movimento che con la sua petizione presentata alla Food and Drug Administration è riuscita comunque a far tornare sull’argomento Pente governativo americano che si occupa di prodotti alimentari nonostante l’ennesimo parere contrario di quest’ultima sull’etichettatura Ogm in quanto priva di evidenza scientifica degli effetti avversi sulla salute. La battaglia degli oppositori statunitensi delle agrobiotecnologie ricomincia proprio da qui. Con il referendum sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari geneticamente modificati previsto per il novembre prossimo in California.
A nutrire ulteriormente di polemiche la controversia, a livello europeo, è la recente decisione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). Per la prima volta, infatti, Efsa in qualità di ente preposto, ha espresso il proprio parere favorevole alla coltivazione, in Europa, di soia geneticamente modificata. Lo ha fatto accogliendo la richiesta avanzata da Monsanto, la multinazionale nordamericana specializzata in biotecnologie agrarie, di poter vendere le sue sementi di soia transgenica (fino ad ora soggetto di solo importazione), da piantare in Europa.
La decisione ha subito suscitato la reazione contraria degli oppositori delle tecniche di trasformazione biogenetica. Tra gli argomenti oggetto di contestazione sono i rischi legati ai residui dell’erbicida (a base di glifosato) associato a questa varietà di soia e la mancanza di un monitoraggio reale degli effetti di questi residui sulla salute e anche sull’ambiente, nonostante le indicazioni previste in tal senso dal quadro legislativo comunitario.
Il conflitto ambientale causato dall’agrobusiness in generale in Sudamerica e nello specifico, quello che si sta consumando attualmente in Argentina dalla monocultura di soia Monsanto, ha creato un precedente al quale fanno riferimento, per quanto riguarda l’impatto negativo ambientale e socio-economico, le organizzazioni no Ogm. Inoltre, le vittime del pesticida in Argentina hanno fatto causa proprio all’industria della soia Ogm.
In Europa, comunque, l’autorizzazione per la soia Monsanto ancora non c’è. L’ultima parola spetta alla Commissione Ue e ai singoli Stati. In attesa anche delle conclusioni della 75esima sessione plenaria del Comitato Ogm dell’Efsa, tenutasi nei giorni scorsi a Parma, sulla propria decisione a favore della coltivazione europea di soia geneticamente modificata, la speranza è quella di riuscire ad avere una visione più chiara sia sulle evidenze scientifiche sul controverso argomento, sia sulla posizione della Ue riguardo alle politiche da adottare.
In questo contesto di grande confusione Al semplice cittadini resta un solo compito; quello di vigilare. In attesa che le istituzioni preposte facciamo chiarezza.