II "caro cibo" potrebbe acuire le tensioni sociali esasperate da calo dei redditi e disoccupazione

Lo spettro della recessione in Italia rischia di coinvolgere anche l’industria alimentare. L’elenco dei balzelli, delle nuove tasse e degli aumenti indiretti che contribuiscono ad eterminare il caro cibo è interminabile. Primo fra tutti il continuo aumento del costo del carburante, uno degli elementi chiave della logistica distributiva alimentare e della lavorazione agricola. Poi va registrato l’aumento dell’Iva, l’introduzione dell’Imu e, se guardiamo all’orizzonte, anche la possibile Food Tax che il Ministero della Salute è in procinto di introdurre.
Un corto circuito alimentare che rischia di creare un effetto domino molto preoccupante sia sulle filiere agricole che sui consumatori. I 700 euro di aumenti annui stimati sulla spesa alimentare vanno ad aggiungersi a tutte le altre tipologie di spesa. Di fronte alla perdita del potere di acquisto delle famiglie italiane, la grande industria alimentare si trova sempre più costretta a trovare soluzioni e "scorciatoie" per una produzione alimentare a prezzi ragionevoli, abbassando i controlli sulla qualità e sulla sicurezza. Ne sono un esempio i flussi di rifornimento della materia prima provenienti da molti Paesi terzi, nei quali il costo della manodopera è decisamente più basso rispetto a quello dei Paesi dell’Unione. Conseguentemente, la sicurezza e la qualità vengono difficilmente garantite, soprattutto se si considera l’utilizzo di materie trattate con Ogni o fertilizzanti non autorizzati nel nostro Paese.
La materia prima agricola italiana finisce così per rimanere invenduta, dato il costo troppo alto di produzione per competere con i prodotti importati nei mercati nazionali. Gli ultimi dati sul consumo a tavola indicano un calo del 2% del consumo alimentare e, nello specifico, -6.4% riguardante il consumo della verdura.
Che l’unica risposta al "caro tavola" non possa essere la sola vendita diretta è evidente. I cittadini, in quanto tali, sono già afflitti dalla precarietà del lavoro e da un crescente clima di antipolitica. Infierire ulteriormente sii un bene basilare come il cibo, tramite gli spropositati aumenti della spesa alimentare, aggraverebbe l’esistente criticità economica e andrebbe a intaccare i già labili equilibri sociali. Il governo Monti dovrebbe dedicare più attenzione alla problematica in questione, perché quando si è in fila alla cassa del supermercato si sente la gente che parla con la pancia. E quelle parole non lasciano presagire niente di buono.

Europa-Usa, dopo vent’anni finisce la guerra della bistecca

È giunta a conclusione, dopo più di vent’anni, una delle più lunghe dispute commerciali che ha visto l’Unione europea scontrarsi con Stati Uniti e Canada; la cosiddetta "guerra della bistecca". Nel marzo scorso la plenaria del Parlamento europeo ha approvato (con 650 sì, 11 no e 11 astensioni) un accordo, secondo cui l’Unione europea potrà mantenere il divieto d’importazione di carni bovine trattate con determinati ormoni della crescita e steroidi in cambio di un aumento delle quote di importazioni di carni di alta qualità.
La "guerra" era partita col divieto europeo, introdotto nel 1989 in riferimento al controverso principio di precauzione, alla commercializzazione di prodotti che non avevano ottenuto la completa approvazione della comunità scientifica intemazionale. Nel caso in questione, diversi studi avevano constatato una probabile correlazione tra l’accelerato sviluppo sessuale nei bambini e il consumo della carne trattata con ormoni.

Nel 1996, Stati Uniti e Canada (gli esportatori più colpiti da questo divieto) presentarono ricorso all’organo di conciliazione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc) che, ritenendo il comportamento dell’Ue una violazione dei principi di libero scambio, autorizzò Stati Uniti e Canada ad applicare sanzioni commerciali su svariati prodotti europei.

Solo tre italiani nella lista dei 50 ristoranti migliori
REGNO UNITO – I ristoratori italiani stanno perdendo i loro primati. Solo tre ristoranti del nostro Paese sono rientrati nella prestigiosa classifica "The 50 Best Restaurants of the World 2012" annunciata lunedì scorso a Londra. Continua ad affermarsi la cucina nordica, con il primo posto del Noma di Copenhagen. L’Italia si mantiene nella classifica dei top 50 nel mondo con 3 ristoranti: La Francescana, con Massimo Bottura, Le Calandre dei fratelli Alajmo e Il Canto con Paolo Lo Priore, i soli tre italiani in classifica.

Non chiamatele bollicine È solo "Franciacorta"
ITALIA – Basta con l’uso improprio del termine bollicine, per indicare il Franciacorta. É l’appello del Consorzio Franciacorta. Secondo il presidente Maurizio Zanella, il vino va indicato con il proprio nome e non con termini che ne generalizzano le peculiarità. In Europa, solo Franciacorta, Champagne e Cava possono utilizzare un unico termine per identificare un vino, un territorio e il metodo di produzione. Questa è l’identità di un prodotto. Così sono spumanti, i vini senza denominazione specifica, ma è semplicemente Franciacorta, il Franciacorta.

Cibi e vini d’eccellenza esce il primo atlante
ITALIA – Il mondo della qualità agroalimentare e vitivinicola italiana per la prima volta raccontato in un’unica opera editoriale. Si tratta dell’Atlante Qualivita Food&Wine – I prodotti agroalimentari e vitivinicoli italiani Dop Igp Stg e Biologico, che la Fondazione Qualivita presenterà il prossimo 11 maggio a Roma, presso il Ministero delle Politiche agricole. L’Atlante si compone di due volumi e raccoglie circa 764 schede prodotto delle denominazioni protette italiane d’eccellenza, più di 1200 fotografie ed una sezione interamente dedicata al comparto biologico.