Quando sei anni fa andai ad incontrare l’allora amministratore delegato di McDonald’s Italia a Milano, Mario Resca, fui preso per visionario alla proposta che feci di fare un fast food  solo con prodotti DOP e IGP italiani. Mi ricordo bene quell’incontro e soprattutto mi ricordo che nello stesso periodo, perché credevo davvero in quest’idea, volli come relatore al nostro Forum, Jürgen Knaus, autore della campagna di comunicazione globale di McDonald’s, dell’agenzia pubblicitaria Heye & Partner, chiamato per rivitalizzare in tutto il mondo il brand di McDonald’s, che a fine 2002 aveva scritto per la prima volta negli ultimi 37 anni un bilancio trimestrale in rosso. Con lui, personaggio di grande spessore internazionale, discutemmo a lungo del concetto di qualità e di che cosa pensassero realmente  gli americani sul food grazie alla sua personale esperienza in otto mesi di lavoro che avevano portato la sua compagnia a vincere su altre 14 concorrenti mondiali. Da quell’idea che sembrò folle, da quei concetti sul food di qualità ancora molto lontani da quelli percepiti dai consumatori italiani ed europei e soprattutto distanti dalle idee proposte da Qualivita, oggi siamo arrivati al primo McItaly. Un percorso lento, iniziato nel 2006 con l’introduzione di alcuni prodotti DOP e IGP nella lista degli ingredienti di alcuni panini, come il Parmigiano Reggiano DOP, lo Speck Alto Adige IGP; per arrivare nel 2010 all’inaugurazione del McItaly di Piazza di Spagna a Roma, con solo prodotti italiani. Un passaggio epocale o meglio mutamento senza precedenti e non solo per l’alimentazione in senso stretto, ma anche per il modello culturale sotteso, tanto che il coraggioso nuovo AD di McDonald’s Roberto Masi ha dovuto farsi autorizzare direttamente dalla casa madre di Chicago, aiutato e sollecitato dal Ministro Zaia. Fin qui la parte bella della storia; ma adesso bisogna saper gestire con attenzione questa vittoria, anche se simbolica, del modello alimentare/agroalimentare italiano; per  far diventare questa opportunità un vero e proprio asset per le imprese agricole del nostro paese; tanto piccole e tanto poco avvezze a trattare, o meglio a commercializzare; non vorrei che il Lupo travestito da nonna mangiasse il nostro Cappuccetto Rosso….