Forse mai come in questi due anni il Governo italiano ha cercato di cambiare prospettiva all’agricoltura portando una visione diversa dquella del recente passato; una prospettiva che si è concretizzata nei tanti atti legislativi emanati e in una promozione “culturale” nuova, indirizzata a tutta la società e non solo agli addetti ai lavori, come ha evidenziato lo scorso anno l’Esposizione Universale di Milano. Un riposizionamento questo che ha determinato anche una diversa visione imprenditoriale testimoniata dal ritorno di molti giovani all’ agricoltura. Uno sguardo lungo che però non ha impedito al Ministro Maurizio Martina di essere sempre pronto a presidiare attraverso provvedimenti ed iniziative ad hoc le molteplici criticità che si sono presentate nel settore.

 

In questo contesto si inserisce anche il collegato agricolo, che dopo un percorso parlamentare complesso durato due anni, ha finito il suo iter proprio la scorsa settimana. Approvato in via definitiva al Senato, questo intervento lascia intravedere sia un nuovo spirito riformatore che importanti interventi settoriali per sostenere le filiere produttive, in particolare quelle che stanno vivendo una pesante situazione di mercato.

 

Ministro Martina, il Senato ha approvato con 140 voti a favore, nessun contrario e 99 astenuti il collegato agricolo, un provvedimento di sistema per l’agricoltura. Come lo giudica?

Si tratta di un provvedimento fondamentale per semplificare il sistema agricolo. Pensato con obiettivi chiari: l’innovazione e lo sviluppo di un settore cardine dell’economia italiana.


I produttori agricoli chiedono più semplificazione, meno burocrazia.

Il Collegato va proprio in questa direzione. Ad esempio ora per aprire una società agricola non serviranno più 180 giorni, ma 60. Tagliamo burocrazia con interventi mirati su singoli adempimenti che pesano sulle aziende.


Nel collegato ci sono alcune norme che riguardano i giovani che si affacciano al lavoro nel settore. Come si può agevolare in maniera efficace il ricambio generazionale?

Ringiovanire il settore è una delle nostre priorità assolute. Con il collegato abbiamo più strumenti a disposizione che vanno ad aggiungersi al lavoro che stiamo già facendo. Penso ai mutui a tasso zero per gli under 40 e l’aumento del 25% degli aiuti europei per 5 anni alle imprese guidate da giovani.

 

Altro tema chiave è l’innovazione e l’introduzione di strumenti avanzati nel lavoro quotidiano. Cosa cambia con il collegato?

Cambia l’approccio delle istituzioni. Usiamo la tecnologia per semplificare la vita alle aziende anche sotto il profilo amministrativo. E poi c’è l’obiettivo di rendere il nostro modello agricolo più innovativo e ancora più sostenibile. La sfida dell’agricoltura di precisione ci deve vedere protagonisti.

 

È prevista l’istituzione della banca delle terre agricole, di cosa si tratta esattamente?

La banca viene istituita presso il nostro istituto ISMEA. È prevista la creazione di un database dei terreni agricoli disponibili per abbandono dell’attività e prepensionamenti. Il traguardo sarà quello di non lasciare terre incolte, tenerle vive e produttive.

 

La birra artigianale entra per la prima volta in una legge.

Finalmente abbiamo dato una definizione giuridica, legando questo concetto ai birrifici indipendenti ed a specifiche tecniche di produzione. Era un passo atteso da un settore con potenzialità notevoli, che vede impegnati tanti giovani imprenditori.

 

Tra i produttori c’è preoccupazione sul tema dei rischi, soprattutto per quelli derivanti dal maltempo. Quali sono le linee di azione che seguirete?

Vogliamo sfruttare al meglio la delega per potenziare gli strumenti di gestione del rischio in agricoltura. La tutela del reddito degli agricoltori passa soprattutto da qui. Il Fondo di solidarietà nazionale non basta, servono strumenti assicurativi più efficaci.

 

Una nota: per l’approvazione del collegato ci sono voluti 887 giorni e 3 passaggi parlamentari.

Sono troppi e dimostrano come sia necessario semplificare l’attuale sistema, avvicinarlo alle esigenze delle imprese e dei cittadini. È un tema che incrocia quello delle riforme costituzionali che prevedono il superamento del bicameralismo perfetto. Con un’approvazione sola il provvedimento sarebbe stato operativo in 150 giorni. Dire sì al referendum significa anche questo.

 

Mauro Rosati

 

Fonte: L’Unità