Latticini con marchio italiano (finto) e realizzati con materie prime estere. Una battaglia durissima

Se oggi il brand Made in Italy è il terzo al mondo per notorietà, dopo Coca-Cola e VISA, è solo  la conferma di un successo crescente, soprattutto in campo agroalimentare; ma questo  “marchio”, così appetibile, viene  pesantemente danneggiato  dall’agropirateria che realizza un fatturato complessivo che supera di gran lunga quello dei prodotti originali italiani esportati. Un  errore pensare che questo fenomeno sia una realtà  che colpisce solo sui mercati esteri, i prodotti agroalimentari italiani. Il nemico è anche in casa e lo ha dimostrato la recente operazione “Italiamo” condotta dal  Corpo forestale dello Stato coordinato dal NAF,  il Nucleo Agroalimentare e Forestale dell’Ispettorato generale di Roma e dal Comando Regionale del Corpo forestale dello Stato per la regione Emilia-Romagna – Bologna nei confronti di noti marchi, anche italiani, acquistati da multinazionali straniere. Nel corso dell’operazione è stata sequestrata la documentazione relativa ai 465.800 chilogrammi di latte per la produzione di mozzarelle a marchio italiano ma prodotte anche con latte di origine francese, belga e lussemburghese ed oltre 30.000 confezioni di mozzarella. Quattordici le persone indagate fra legali rappresentanti e dirigenti delle imprese coinvolte. Perquisiti 18 siti, interessate 3 regioni e sei province. L’indagine ha avuto inizio da un’ordinaria attività di controllo per la prevenzione delle frodi agroalimentari di latticini a marchio italiano durante la quale erano state rinvenute confezioni di mozzarelle che sull’etichetta riportavano numerosi “claim” che richiamavano un prodotto Italiano: uno scudetto con i colori della bandiera italiana, i colori della nostra bandiera richiamati su pomodoro (rosso), mozzarella (bianca), basilico (verde), la scritta in etichetta “Dall’Italia”, la scritta “origine Italia” e inoltre il prodotto veniva denominato “ITALIAMO” per richiamare l’origine nazionale. E’ stato allora che il personale Forestale ha deciso di effettuare una verifica della tracciabilità delle mozzarelle per un controllo della qualità e della provenienza del latte impiegato, “dal campo alla tavola”. Questa nuova operazione del Corpo Forestale dello Stato sottolinea come il fenomeno dell’agropirateria non sia ancora sotto controllo, ma  purtroppo in costante aumento.
Forse due i motivi scatenanti: la crescente richiesta  di Made in Italy che non sempre trova  risposta sul mercato induce le aziende ad acquistare fuori dal Paese le materie prime agricole non pregiate come quelle italiane. In secondo luogo la necessità di tenere i prezzi sempre più bassi per ven ire incontro ai consumatori alla ricerca del risparmio in un periodo di crisi. Alla fine il danno é grave non solo sul lato economico ma sul progressivo abbassamento della qualità in termini di sicurezza e salubrità.
Tutto questo testimonia che nonostante i numerosi tentativi legislativi in corso sia da parte italiana che europea che mirano a risolvere il problema, il fenomeno é ancora lontano dall’essere circoscritto e forse occorre altro.

 

La Finanziaria aumenta la spesa e mette in crisi (anche) il vino

È iniziato dallo scorso weekend l’aumento, previsto con la nuova manovra finanziaria, dell’aliquota dell’Iva ordinaria dal 20 al 21%. “Sebbene l’aumento interessi circa un terzo dei consumi alimentari italiani- sostiene Denis Pantini, responsabile dell’area Agroalimentare di Nomisma – in un contesto di stagnazione come quello attuale il provvedimento non aiuta certo la ripresa di alcuni prodotti che nel panorama agroalimentare rappresentano veri e propri motori di molte economie locali: è il caso del vino che da diversi anni soffre di continui cali dei consumi sul mercato nazionale che, lo ricordo, assorbe oltre la metà della produzione”. Oltre al vino, gli altri prodotti alimentari di uso quotidiano interessati dall’innalzamento dell’aliquota, sono l’acqua minerale, il tè, il caffè e la birra. Ma il rischio, dicono gli analisti è che l’aumento del prezzo dei carburanti inciderà in maniera indiretta anche sul costo della maggior parte dei prodotti alimentari, provocando, in questa maniera un ulteriore calo dei consumi che si andrà a sommare al già pesante calo strutturale. Per ora la maggior parte delle catene della Grande Distribuzione ha deciso di accollarsi interamente questo aumento dell’aliquota Iva e quindi di lasciare inalterati i prezzi al consumo nei propri punti vendita.  Una decisione presa per venire incontro alle famiglie e per non far pesare questo aumento di aliquota sulle tasche dei consumatori.

 

Ridurre la burocrazia nell’agricoltura italiana

“Credito, assicurazioni e semplificazione” sono queste le priorità per il settore agricolo secondo il presidente Gardini di Fedagri-Confcooperative. Durante il Consiglio Nazionale di Fedagri è stato redatto un documento, sottoscritto insieme ad altre organizzazioni agricole, con l’obiettivo di avanzare proposte sulla nuova PAC in tema di aggregazione dell’offerta e dove venga preso in considerazione il modello delle Organizzazioni di produttori regolamentato dall’Ocm ortofrutta.

 

I formaggi Dop, star delle nostre tavole

Sempre più acquirenti si accorgono dell’importanza di acquistare prodotti di qualità, certificati e controllati. Sono oltre due milioni le famiglie, pari al 10% dei nuclei italiani, che da sole consumano quasi un terzo dei formaggi DOP, con le “big” Parmigiano Reggiano e Grana Padano onnipresenti sulle tavole delle famiglie del centro-nord Italia (dati Ismea-Gfk-Eurisko). Un settore, quello delle produzioni casearie DOP, che è di vitale importanza per l’agricoltura italiana, con 35mila allevamenti e 1700 imprese di trasformazione.

 

California animalista: al bando il foie gras

Dopo il caso diplomatico tra Francia e Germania, continua, anche oltreoceano, a tenere banco la battaglia del foie gras. La California è infatti il primo Stato americano a metterne al bando la produzione e la vendita. L’alimentazione forzata di anatre e oche necessaria per la produzione di questa specialità, è già da tempo oggetto dell’attenzione degli animalisti che fanno pressione verso i ristoranti per impedirne l’utilizzo. Ovviamente contrarie a questa decisione, le associazioni dei produttori, per le quali il processo di allevamento non creerebbe dolore agli animali.