CONCLUSOSI il Vinitaly, con i suoi eccessi in positivo e in negativo, è opportuno fare una riflessione attenta sul comparto vitivinicolo. Un aiuto a capire meglio viene dal recentissimo studio di Nomisma sui consumi di vino in Italia. Da questa indagine pare trovare conferma il fatto che il mercato del vino è interessato da profonde evoluzioni che testimoniano il passaggio progressivo da un consumo di tipo quotidiano di prodotti a basso valore aggiunto, a un consumo occasionale, sempre più fuori casa, con fasce di prezzo crescenti. Se infatti, una quota rilevante della popolazione italiana (circa il 75%) consuma questo prodotto quotidianamente, accompagnandolo al pasto in casa e con una spesa ridotta, per una parte consistente degli italiani compresi tra i 25 e i 44 anni (circa il 73%), il consumo di vino è diventato occasionale e localizzato in ristoranti enoteche e bar. I consumatori al momento dell’acquisto di una bottiglia di vino, vanno alla ricerca di due elementi, la qualità e il risparmio; entrambi individuati nell’acquisto diretto presso i produttori. Accanto ai canali di acquisto tradizionali, è più di un terzo (37%), la popolazione che decide di comprare in azienda. Credo che sia opportuno ripensare a come riorganizzare le aziende vitivinicole che negli ultimi anni hanno rappresentato il vero traino della nostra agricoltura. Uno sforzo che non pesa solo sulle spalle delle imprese, ma anche sulla politica agricola regionale che dovrà districare rapidamente ancora tanti nodi di una complicata matassa che rischia di soffocare il settore. rosati@qualivita.it