Il cibo a basso costo è finito; l’aumento costante della popolazione, i continui cambiamenti climatici, stanno provocando uno stravolgimento nel comparto agricolo internazionale. La domanda è ormai costantemente superiore all’offerta alimentare in tutte le parti del mondo. Un recentissimo studio dell’ente britannico Foresight, Government Office for Science, ha  analizzato lo scenario attuale cercando di individuare delle soluzioni per il miglioramento del settore agroalimentare globale da ora fino al 2050. Cinque i punti chiave che, secondo lo studio inglese, dovrebbero figurare nell’agenda politica di tutte le autorità internazionali: trovare il giusto equilibrio tra domanda e sostenibilità alimentare; affrontare il problema della volatilità dei prezzi; abbattere la fame mondiale; ridurre le emissioni di gas nocivi nell’atmosfera; salvaguardare la biodiversità e l’ecosistema globale. La cosa che veramente stupisce, non sono i dati allarmanti, ma il costante disinteresse che tutti noi abbiamo di fronte a questi ripetuti richiami. Mentre ci siamo accorti del problema energetico e lentamente ci avviamo a partecipare a trovare soluzioni alternative, resta per tutti ancora poco importante il problema agricolo. Rimangono lettera morta gli studi scientifici che certificano come il sistema alimentare globale sta vivendo al di fuori dei propri mezzi: il consumo delle risorse è più veloce di quanto il sistema possa rigenerarle naturalmente.

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