Come sempre l’America ci sorprende nei suoi eccessi e nei suoi stravolgimenti. Quel Meltingpot sociale così multirazziale e multiculturale crea sempre nuova linfa vitale per rigenerarsi. E’come un lievito madre, più muffe genera e più è buono. Se dovessimo fare una fotografia del mondo del cibo Usa degli ultimi venti anni dovremmo davvero essere impietosi; fast food, cibi e bevande ipervitaminizzati, prodotti ipercalorici che sono stati causa di obesità, oggi problema endemico per buona parte della popolazione americana. Ma siccome l’America non finisce mai di stupire, oggi sta diventando il terreno fertile per la nascita delle nuove comunità del food. Dopo i ripetuti allarmi lanciati negli ultimi anni da scrittori come Michael Pollan, produttori come Robert Kenner o attraverso i nuovi media, finalmente i giovani americani stanno scoprendo il cibo di qualità e cominciano ad apprezzare la cucina slow. Così si sono costituite delle piccole comunità che amano “sporcarsi le mani” anche nel centro delle grandi città dove è sempre più facile trovare mercatini che propongono produzioni locali, come ortaggi o frutta o anche delle deliziose preparazioni culinarie. Questo è il nuovo fenomeno che sta interessando tutta l’America.

A fianco di queste realtà è nato un progetto editoriale innovativo. Si chiama Edible Communications, un network di testate che si occupano di gastronomia nelle diverse specificità territoriali ben distinte come Edible Brooklyn, Edible Manhattan o Edible Boston. Lo slogan è molto semplice: «Pruomovere i cibi locali, stagione per stagione, quando c’è abbondanza». Lo scopo è celebrare i nuovi agricoltori, i nuovi artigiani del cibo, che pur cercano la qualità e l’originalità dei prodotti. Il messaggio culturale è evidente: gli alimenti prodotti con amore portati sulle tavole rendono valore alla comunità stessa. Il cibo diventa espressione di tradizione e di valori familiari, motivo per esprimere il proprio stile di vita, oggi decisamente più attento verso un orientamento salutare. Mi sembrano le basi di una nuova civiltà agricola che sta nascendo proprio dentro le città. Anzi, una sorta di brodo primordiale dal quale potranno nascerei futuri prodotti qualità e non mi stupirei se fra venti anni, arrivassimo ad assaggiare un pecorino newyorkese Dop. Sono queste le rotte del nuovo cibo.

rosati@qualivita.it