Erano gli anni 70 quando il famoso film la Mortadella di Monicelli raccontava la storia di due operai comunisti che lavorano in un salumificio e decidono di trasferirsi in America per sposarsi. Lui, Gigi Proietti, parte, lei, Sophia Loren, lo raggiunge, ma all’aeroporto di New York resta bloccata per colpa di una mortadella che non può passare la dogana.
Sono passati la bellezza di quaranta anni e vi sembrerà impossibile, ma tutto è rimasto tale e quale, anzi, per l‘esportazione negli Stati Uniti dei nostri prodotti agroalimentari la situazione, forse, è addirittura peggiorata. Colpa delle normative vigenti nel mercato americano, che per una serie di complessi adempimenti non permettono di fatto l’ingresso di quasi niente che provenga dalla nostra agricoltura; ovviamente subiscono questa barriera anche i prodotti ortofrutticoli come mele, arance, kiwi che rappresentano uno dei migliori prodotti italiani e forse anche uno dei più salubri da tutti i punti di vista.
Mentre sono state stabilite a livello europeo regole precise sulle importazioni, che hanno costretto tutti i Paesi Ue ad accettare l’invasione di prodotti provenienti da qualsiasi parte del mondo, la matassa sulle esportazioni è rimasta, quasi sempre, nelle mani dei singoli Stati che se la devono giocare con le armi proprie.
Il risultato è quello sotto gli occhi di tutti: tante passate di pomodori cinesi sulle dispense di casa nostra, spesso di scarsissima qualità e nemmeno una salubre mela italiana in quelle americane.
Sono circa quattro anni che questa Italietta tenta di raggiungere un’ intesa con gli Stati Uniti sull’export dell’ortofrutta, ma fino ad oggi senza nessun risultato; ora il dossier è finalmente approdato al tavolo della direzione generale del commercio dell’ Unione Europea, soprattutto grazie alle pressioni di altri Paesi membri. Staremo a vedere se arriverà prima o poi il tempo delle mele anche per noi.
Ringrazio Valerio Marini per le due stupende vignette che ha fatto per rendere più incisivo questo editoriale