Se dovessimo sintetizzare il settore agroalimentare italiano nel 2015 con una sola parola, questa sarebbe sicuramente “cambiamento”. Un cambiamento che si aspettava da tempo, visto che nell’ultimo decennio l’instabilità politica generale, e soprattutto quella del Dicastero di Via XX Settembre -alla cui guida, in tale periodo, si sono dati il cambio ben sei ministri – avevano di fatto bloccato qualsiasi desiderio di innovazione che venisse dalle imprese e dai consumatori. Una spinta a questa trasformazione, che è culturale – di stile di vita – prima ancora che economica, è stata data anche dal grande successo di EXPO, cui va il merito di aver riposizionato il mondo dell’agricoltura al centro della politica e della società del Paese. Determinante è stata poi la vitalità che i nuovi e giovani imprenditori agricoli hanno apportato al settore, grazie anche alle politiche innovative perseguite nell’ultimo anno dal Ministero e dal Parlamento.

 

Maurizio Martina fautore delle nuove politiche
Dobbiamo dare il merito al Ministro Maurizio Martina di aver capito prima di molti che per rilanciare il settore occorreva intraprendere un percorso di forte innovazione; attraverso iniziative che hanno facilitato l’accesso ai giovani alla realtà agricola, come quelle legate al credito e alle start up, si è consolidato il ricambio generazionale che è alla base di questa mutazione; l’auspicio è che tale processo non si fermi e porti una vera modernizzazione attraverso aggregazioni di imprese e soprattutto ridisegni nuovi modelli di business capaci di far competere nel mondo il settore agroalimentare del nostro Paese.

L’analisi delle politiche agricole del 2015 non può che iniziare facendo alcune considerazioni sul copioso lavoro fatto a livello legislativo; molti i risultati raggiunti grazie ad una collaborazione attiva del Parlamento e soprattutto delle Commissioni, con l’approvazione definitiva di importanti normative come la legge sull’agricoltura sociale, quella sulla biodiversità e il Decreto Agricoltura. L’ultimo provvedimento approvato in ordine di tempo, che è forse l’elemento più caratterizzante delle politiche agricole 2015, è la legge di stabilità con la quale, per la prima volta, si ha una detassazione generale del settore di circa il 25%, passando dai 2.360 milioni di euro di quest’anno ai 1.760 milioni dell’anno prossimo.

 

Export, riforma PA e semplificazione
Il 2015 è stato anche l’anno dei successi dell’export del nostro Made in Italy con una previsione di stima di circa 36 miliardi, che supera di oltre il 5% il risultato dello scorso anno, nonostante l’embargo russo che di fatto ha depotenziato di circa 2 miliardi la nostra capacità di vendita. Sempre in tema di Made in Italy, nel 2015 sono state avviate molte delle iniziative del piano straordinario previsto nello Sblocca Italia dello scorso anno: in primis la realizzazione del Segno Unico distintivo di settore e poi l’avvio della campagna di comunicazione negli USA insieme agli accordi commerciali con la GDO americana. Significativi anche gli sforzi realizzati per rafforzare il sistema dei controlli a tutela di consumatori e imprese: per la prima volta nel mondo è stato siglato un accordo a tutela dei prodotti Made in Italy nel settore e-commerce tra il Ministero delle Politiche Agricole e i colossi Ebay e Alibaba.

Sono state inoltre realizzate due importanti attività di riforma della Pubblica Amministrazione: l’accorpamento del Corpo forestale con il Corpo dei Carabinieri e la fusione di Inea e CRA in un unico ente denominato Crea. Sul fronte della semplificazione amministrativa, le attuazioni dei provvedimenti previsti da Campo Libero hanno portato un risparmio stimato di circa 3,2 milioni di euro per le imprese agricole. Parallelamente, grazie al progetto agricoltura 2.0, è stato dato il via alla domanda unica sulla PAC per consentire una effettiva accelerazione sul pagamento dei contributi europei.

Molti sono poi i risultati ottenuti dal Paese proprio sul fronte europeo: gli aiuti alla zootecnia, alcuni passi avanti sul tema dell’etichettatura e soprattutto una difesa delle Indicazione geografiche all’interno degli accordi bilaterali e del TTIP. In tema OGM, visto che l’UE ha lasciato la decisione finale ai singoli stati membri, l’Italia ha definitivamente vietato le coltivazioni di piante geneticamente modificate nel proprio territorio.

 

Forte impegno per le crisi
Accanto a questi aspetti positivi, nel 2015 il settore agricolo ha registrato anche forti criticità, come la complessa vicenda della Xyllela in Puglia e le conseguenti vicende giudiziarie ancora in atto, che rendono arduo definire qualsiasi strategia per debellare questa terribile patologia dell’ulivo. Per l’olio è stato un anno difficile anche per le continue inchieste legate alla contraffazione, inchieste che hanno visto coinvolte alcune aziende italiane e che hanno determinato una perdita di immagine del comparto a livello internazionale. A tutto ciò il Ministero delle Politiche Agricole ha risposto prontamente con il Piano olivicolo nazionale, mettendo sul piatto circa 30 milioni di euro per il rilancio del settore.

Forte è stato l’impegno sul tema del Caporalato, vera piaga dell’agricoltura italiana, soprattutto nel Meridione. Il decreto legislativo del Governo, su iniziativa dei Ministri Poletti, Orlando e Martina, è tuttora in discussione, mentre è già attiva l’iniziativa della Rete di qualità realizzata con INPS.

Resta ancora aperto il fronte delle quote latte: la fine delle quote avvenuta nel marzo scorso ed il conseguente abbassamento dei prezzi di acquisto da parte delle aziende di trasformazione ha messo in piena crisi le oltre 35.000 stalle italiane. Il Ministero dell’agricoltura ha cercato in questi mesi di mettere insieme le parti per trovare una soluzione ragionevole, oltre a stanziare una serie di investimenti di oltre 120 milioni di euro per affrontare l’emergenza fino al 2017.

 

Dalla qualità alla sostenibilità
Al di là delle continue emergenze da seguire, monitorare e risolvere – che rappresentano una costante dell’agricoltura – rimangono ancora aperte molte questioni. Occorre senza dubbio continuare sulla via della semplificazione e dell’efficientamento della macchina amministrativa per dare risposte più veloci alle imprese, ma c’è bisogno in primo luogo di una riforma agricola che conduca tutto il settore verso un modello più sostenibile. Un’esigenza questa che non viene solo dal mercato, ma soprattutto dalla situazione climatica che, come ci ricordano la siccità e il caldo anomalo di quest’ultimo periodo, è la vera emergenza del Pianeta. Su questo tema anche il Santo Padre con la sua Enciclica ha espresso un richiamo da non sottovalutare, specie per il mondo agricolo, che ne è in parte la causa, ma che potrebbe essere la soluzione.

 

Mauro Rosati
Direttore Generale Fondazione Qualivita