Elogio al Consorzio Bufala Dop della Campania: ha espulso Mandara dopo l’arresto

Venticinquemila aziende costrette a chiudere battenti a causa della criminalità organizzata. 350mila agricoltori vittime di pizzo, estorsioni e aggressioni. 150mila capi di bestiame scomparsi nel nulla. 240 reati di vario tipo al giorno, alla media preoccupante di 10 reati l’ora. Sono solo alcuni dei dati emersi dal IV Rapporto Criminalità in Agricoltura presentato pochi giorni orsono dalla Cia (Confederazione Italiana Agricoltori), redatto in collaborazione con la Fondazione Humus.
D’altra parte, proprio un anno fa, anche la Coldiretti aveva presentato il I° Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia curato da Eurispes, stimando un giro d’affari complessivo dell’agromafia di 12,5 miliardi di euro. «La mafia è un convitato di pietra che si siede tutti i giorni alle tavole degli italiani». Furono queste le parole pronunciate dal Procuratore generale antimafia Piero Grasso in quell’ occasione. Un vero e proprio business che va a incidere profondamente su un settore primario come quello agricolo italiano.
Tutti temi tornati prepotentemente d’attualità all’inizio di questa settimana con l’arresto di Giuseppe Mandara, uno dei più importanti produttori di mozzarella di bufala. L’accusa principale, cui fanno da corollario altre, alcune delle quali decisamente inquietanti, è quella di associazione camorristica e sottolinea, una volta di più, le pericolose ingerenze della criminalità organizzata nell’ambito del sistema agroalimentare italiano.
Già Roberto Saviano, nel suo Gomorra, aveva lanciato un grido d’allarme in proposito. Senza tralasciare un altro settore importante, quello della ristorazione. Come dire che molto di quello che arriva sulle nostre tavole, a casa o al ristorante, è controllato dalle cosche. Un vulnus doloroso che, insieme al cosiddetto Italian Sounding, non solo mina la credibilità dell’intero comparto ma sottrae agli attori dello stesso la possibilità di ingenti profitti, a tutto vantaggio del vastissimo universo della illegalità.
In pratica la criminalità organizzata si è resa conto che l’agricoltura è un settore che produce reddito e quindi un terreno fertile sul quale innestare un business di proporzioni assai rilevanti, con guadagni immediati e un margine di rischio tutto sommato accettabile. Il tutto attraverso una serie di comportamenti illegali che vanno dall’estorsione alla truffa, dall’attentato alla salute pubblica al furto di bestiame, in una sorta di Far West dove tutto è possibile.
Riecheggiano ancora le parole di Donato Ceglie, altro procuratore impegnato nella lotta contro l’ecomafia e l’agromafia, che nel corso di un incontro in Puglia qualche tempo fa, aveva fornito un quadro ampio e dettagliato dell’operativita malavitosa nel campo alimentare. Un chiaro messaggio che induce a pensare quanto sia necessario per le istituzioni muoversi in questa direzione.
Una buona parte di questa responsabilità spetta anche gli imprenditori agricoli che devono lottare per il rispetto delle regole portando un contributo importante in questa sfida dove in palio c’è il futuro dell’intero mondo agricolo italiano.
Una sollecitazione raccolta da molti, primo fra tutti il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop che, a fine giugno, ha varato un codice etico in cui, tra le altre cose, è prevista l’espulsione di qualunque associato in odore di camorra. Una decisione di portata epocale, soprattutto se si considera il territorio difficile in cui è stata presa, dove la linea di confine tra criminalità e legalità è talmente labile da risultare impalpabile. Furono in molti, al momento della presentazione del codice, a sorridere affermando che si trattava di parole cui difficilmente avrebbero seguito dei fatti concreti.
Proprio per questo, l’espulsione di Mandara poche ore dopo l’arresto è un forte segnale che evidenzia la differenza tra l’Italia agricola e il resto di un Paese infarcito di «buonismo» dove nessuno paga, nemmeno moralmente, qualsiasi sia la colpa della quale si è macchiato. Un esempio, quello del Consorzio, dal quale anche la nostra classe politica potrebbe trarre qualche insegnamento.