In questi giorni mi è capitato spesso di dialogare, in giro per l’Italia, con molti imprenditori del settore agroalimentare; rappresentanti di consorzi, artigiani, industriali e agricoltori che, oltre a confermarmi che gli effetti profondi della crisi anche per un comparto come questo che nel passato aveva superato  situazioni difficili senza grossi problemi, mi hanno ribadito all’unisono che la prospettiva di rilancio economico può solo arrivare grazie all’export. Le motivazioni sono chiare; il mercato interno, soprattutto nel settore alimentare arretra sempre più per una semplice ragione: si consuma meno cibo.

Queste considerazioni sono confermate anche dai numeri del recente rapporto  Istat sul commercio estero. I dati del primo trimestre 2010 dimostrano un interessante +6,6% rispetto al trimestre 2009 sulle esportazioni. La Toscana con il +13,5% e l’Umbria con il +18%, dimostrano un virtuosismo importante che dovrebbe essere analizzato  attentamente. In particolare evidenza sono gli aumenti, sempre rispetto al trimestre 2009 dei prodotti dell’agricoltura, che nelle regioni centrali avanzano del 8,6%, e dei prodotti alimentari che aumentano del 8,5%.

Ma intanto la finanziaria incombe. La scelta politica ad esempio di tagliare tutte le articolazioni extra moenia come ICE, Buonitalia, Enit ed uffici di rappresentanza regionali, vissute spesso come dei corpi estranei al sistema economico italiano e additate come fonti di sprechi, sicuramente penalizzerà molto i settori più propensi all’esportazione. Forse sarebbe più necessaria una  riorganizzazione pensata e ragionata prima di tagliare con l’accetta  quello che esiste. Per conquistare mercati, difendere i brand italiani ed attrarre turismo occorrono strutture, uomini ed apparati efficienti. Tirare righe sulle voci di bilancio, chiudere rappresentanze, come  le logiche tremontiane impongono, credo sia una strada che va ben ponderata  se vogliamo vedere dei segnali positivi di ripresa nei prossimi mesi, soprattutto nei  settori agroalimentare e turistico. Il buon senso, le logiche, le imprese ed i numeri ci dicono che dobbiamo investire  nei mercati esteri, altrimenti rischiamo di fare, come dice un vecchio detto toscano, il guadagno di Pottino… che bruciava i lenzuoli per vendere la cenere!  (mauro@maurorosati.it)