L’Oriente e l’Occidente si incontrano. Così titolava pochi giorni fa una nota testata giornalistica estera in riferimento alla “Hamburger University” che la McDonald’s ha attivato a Shanghai per formare nuovi store-manager da inserire nei punti di ristorazione che la catena di fastfood intende aprire proprio in Cina. Questo avvicinamento tra culture diverse, anche in campo gastronomico, non si limita soltanto ad un hamburger.

 

E’ cosa meno nota, ma senza dubbio significativa, la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale Europea di cinque richieste per l’ottenimento dei marchi DOP e IGP per altrettanti prodotti alimentari cinesi. Dopo gli spaghetti made in China Longkou Fen Si, che lo scorso ottobre hanno ottenuto l’ IGP, e che in Italia hanno suscitato molto scalpore, tutto sembrerebbe pronto per altre registrazioni. A settembre 2010, infatti,è stata richiesta l’iscrizione nel registro europeo dei seguenti prodotti: la mela Shaanxi Ping Puo (DOP), l’agrume Guanxi Mi You (DOP), il tè verde Longjing Cha (DOP), il tubero Lixian Ma Shan Yao (IGP) e l’aceto di riso Zhenjiang Xiang Cu (IGP). I sei mesi previsti dall’Ue per l’opposizione alle domande di richiesta sono trascorsi e pertanto l’ottenimento dell’Indicazione Geografica dei cinque prodotti orientali potrebbe essere imminente.

 

Un avvicinamento di culture dunque, che potrà portare da un lato ad un reciproco scambio di saperi, tradizioni e sapori ma che, dall’altro, alimenterà ulteriormente la concorrenza sul mercato agroalimentare europeo. Soprattutto in Italia, poi, si aprirà un nuovo fronte di polemica, dopo quello della pasta, visto che siamo uno dei Paesi che produce più mele di tutto il mondo. Un esempio quello della Cina che probabilmente non mancherà di essere seguito da altre nazioni emergenti. Il che aumenterà certamente la gamma dei prodotti di qualità a disposizione dei consumatori, sempre che i controlli siano severi visto che la contraffazione in quei Paesi è un mercato fiorente e parallelo a quello legale.

 

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