Più tutele dalla Ue per i nostri marchi e per le imprese agroalimentari del Paese

Mentre siamo ancora in attesa di una Europa politica e finanziaria più coesa, sta nascendo una vera Europa agricola ed alimentare che parla la stessa lingua in tutte le nazioni. Sulla spinta della ricerca della qualità, della tutela delle identità locali del cibo e di una sempre maggiore trasparenza sulle informazioni al consumatore, l’Ue sembra aver dato un’accelerazione con provvedimenti che stanno costruendo un quadro giuridico-normativo agroalimentare molto avanzato.
Ultima conferma è l’approvazione del Pacchetto Qualità, frutto dell’accordo raggiunto da Parlamento europeo e Consiglio, illustrato nei giorni scorsi a Roma, dal ministro dell’Agricoltura, Mario Catania e dal presidente della commissione agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro. Si tratta del nuovo insieme di norme che andrà a disciplinare le produzioni agroalimentari di qualità. Il testo, che sarà approvato nella sessione plenaria di Strasburgo a settembre e andrà in Gazzetta Ufficiale europea entro novembre, è l’esito di anni di discussioni e passaggi tra Commissione, Parlamento europeo e Consiglio. In questo contesto, l’Assemblea, utilizzando a pieno i poteri d’intervento nel processo legislativo europeo riconosciutigli dal Trattato di Lisbona, ha giocato un ruolo di primo piano, accogliendo le numerose istanze provenienti dai vari Paesi, e soprattutto dall’Italia. Quest’ultima ha fornito un importante contributo, anche grazie alla spinta dei Consorzi italiani, motivati a far valere le proprie richieste.

Il Pacchetto Qualità porterà a miglioramenti sia per le imprese che per i consumatori come ha evidenziato il Ministro Catania: «Abbiamo ottenuto un risultato molto importante, soprattutto per la tutela delle indicazioni geografiche, che impedirà che si verifichino altri casi come quello del "Parmesan". Ma la nostra battaglia per la qualità non finisce qui. Continueremo su questa strada per tutelare ancora di più i nostri prodotti in Italia, in Europa e anche nei Paesi extra Ue».
Le organizzazioni dei produttori vedranno riconosciuto il loro ruolo e godranno di maggiori poteri, le procedure di registrazione per le Dop e Igp subiranno un efficace snellimento, verrà rafforzato il sistema di controllo anti-contraffazione e i consumatori disporranno di maggiori informazioni, contenute nelle etichette dei prodotti a marchio, nonché di un sistema ancora più controllato e sicuro. Manca all’appello l’estensione della programmazione produttiva dal settore lattiero-caseario a tutti gli altri, ma molto probabilmente verrà ridiscussa in sede di approvazione del regolamento sulla commercializzazione, la cosiddetta Ocm unica.

Inoltre, come ha affermato Paolo De Castro: «L’approvazione del "Pacchetto Qualità" assumerebbe una rilevanza diversa se la sua adozione fosse contestuale a quella del regolamento relativo alle informazioni sugli alimenti ai consumatori». A tal fine, diverse interrogazioni parlamentari da parte dei deputati europei sono state fatte con l’obiettivo di anticipare i tempi per l’effettiva implementazione del regolamento che, già entrato in vigore, secondo quanto da esso previsto, dovrebbe iniziare ad espletare i suoi effetti solo a partire dal 2014, troppo tardi.
Ma l’adozione del "Pacchetto Qualità" porta anche ad un’altra riflessione. Con esso appare infatti sempre più evidente il divario che separa l’Unione europea dal resto del mondo in materia di qualità alimentare, intesa come tracciabilità, sicurezza e riconoscimento delle indicazioni geografiche. Sarà quindi il momento che l’Europa, mentre sta giustamente spingendo l’acceleratore sulla qualità, e in attesa di un riconoscimento internazionale delle Ig, fornisca adeguati strumenti di supporto alle imprese che decidono di esportare all’estero perché resta ancora il vero tallone di Achille.