La Sala Cavour è gremita come per le grandi occasioni. Presentano l’Atlante Qualivita 2011, la pubblicazione annuale sulle DOP, IGP e STG italiane a cura della Fondazione Qualivita.
Conferenza stampa veloce al Ministero delle Politiche Agricole, senza Ministro (trattenuto in Parlamento), senza buffet, senza domande (riescono a mala pena in due a buttarne là una, quasi di frodo) e senza risposte. Ma con un grande gadget da portare a casa: il bel tomo di 1000 pagine con dentro tutto quello che avreste voluto sapere (ma non osavate chiedere) sul meglio della produzione agroalimentare italiana. Divisa per categorie merceologiche (carni fresche, prodotti a base di carne, formaggi, altri prodotti di origine animale, oli e grassi, ortofrutticoli e cereali,  pesci, molluschi e crostacei,  panetteria e pasticceria, oli essenziali), e corredata, per ogni voce, da informazioni su zona e metodo di produzione, descrizione del prodotto, caratteristiche del territorio, cenni storici, valenze gastronomiche, reperibilità e distribuzione, curiosità e legislazione. Il bel tomo è accompagnato da QUALIguida, la vera novità di quest’anno. Una guida dei ristoranti (italiani e stranieri) un po’ speciale. “Senza stelle né forchette”, precisa nella prefazione il presidente di Qualivita Mauro Rosati, una guida volutamente sbilanciata sui prodotti. Contiene l’elenco dei 500 ristoranti che utilizzano ingredienti certificati (non tutti ovviamente: sarebbe ridondante indicare quelli che adoperano il Parmigiano Reggiano!) e un elenco di 150 manifestazioni di settore tra feste e sagre. Di questo mondo di eccellenze, gloria (ancora un po’ inespressa) dell’agro-alimentare italiano, abbiamo provato a ricostruire l’alfabeto.
A come Atlante Qualivita 2011. E’ l’inventario dei prodotti agro-alimentari italiani DOP, IGP e STG. Rivisitato per l’occasione, accoglie, nell’edizione di quest’anno, anche 70 annotazioni storiche sui 150 anni dall’Unità d’Italia e 22 nuove schede dei prodotti italiani iscritti nell’ultimo anno nel Registro Europeo delle eccellenze agroalimentari. Fotografa, anche quest’anno, l’assoluto primato italiano in Europa con 227 prodotti certificati. Ben al di sopra della Francia, seconda in classifica con 183 prodotti.
B come Bufala. La Ricotta di Bufala Campana DOP è una delle 22 nuove registrazioni dell’Atlante Qualivita 2011. Insieme ad altri 14 ortofrutticoli, 1 prodotto di origine animale (il Miele delle dolomiti bellunesi DOP) e a 5 formaggi.
C come Cina. E’ il Grande Concorrente, ora anche in veste di produttore di qualità da quanto 5 suoi prodotti sono entrati nel salotto buono delle denominazioni geografiche. Sono passati solo pochi minuti dall’inizio della conferenza stampa e Mauro Rosati va subito al punto: “Lo dico sempre ai produttori: attenzione! La Cina è un competitor pericoloso!” Farselo amico potrebbe tornare utile. Come? Guardate alla lettera R.
C anche come Consorzi. L’idea è di dotare i Consorzi che riuniscono i produttori DOP e IGP di poteri straordinari nella gestione e nella programmazione delle produzioni. Paolo De Castro, ex ministro dell’Agricoltura nel governo Prodi e oggi presidente della commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, ha già espresso parole rassicuranti in merito: “La commissione Agricoltura del Parlamento europeo è favorevole e ha già espresso il suo ampio consenso con una proposta di emendamento che ho sottoscritto insieme ai principali rappresentati del gruppi politici presenti in Commissione. Il 21 giugno ci aspettiamo un voto favorevole del Parlamento”.
D come Dop. Sono 574 in Europa le Denominazione di Origine Protetta (compresi i 5 prodotti della Cina e uno della Colombia, gli unici due paesi extra-europei ad essere entrati finora nel registro Ue); 228 in Italia, 183 in Francia, 148 in Spagna, 116 in Portogallo, i primi quattro paesi europei in graduatoria per numero di prodotti a denominazione territoriale.
E come export. Il 12% è la percentuale quasi imbarazzante dell’export sul valore delle DOP e IGP. Che indica, per parlare eufemisticamente, “che la fama di questi prodotti”, come ha sintetizzato Rosati, “non è premiata in termini di risorse economiche”.
F come Fagiolo di Cuneo IGP. E’ l’ultima denominazione in ordine di tempo ad essere entrata nel registro europeo delle DOP e IGP. Dopo la Castagna della Lunigiana e la Formaggella del Luinese.
G come GDO. Coop e Autogrill sono i giganti della Grande Distribuzione Organizzata che hanno accolto prodotti DOP e IGP tra i loro scaffali. Ma molto resta da fare.
H come come Horeca. Dal trinomio Hotellerie-Restaurant-Café, il canale di distribuzione che oggi veicola solo l’8% delle vendite complessive di DOP e IGP, una delle speranze di crescita del settore.
I come IGP. Le sorelle minori delle DOP (84 in tutto le Indicazioni Geografiche Protette italiane) dalle quali si distinguono per un rapporto meno stringente con il territorio. I anche come Integrazione tra politiche agricole e turistiche. Se 5 miliardi è l’indotto enogastronomico del turismo, urge concertazione e politica comune tra Michela Vittoria Brambilla e Saverio Romano.
L come Limone di Siracusa. Elevato contenuto di acido citrico e vitamina C, presenza sul mercato tutti i mesi dell’anno grazie all’utilizzo di tre varietà raccolte in tempi differenti. E’ solo uno dei prodotti rubricati alla voce curiosità nell’Atlante Qualivita 2011. Dove compaiono altri prodotti detentori di qualche piccolo, grande primato. Come l’Arancia di Ribera DOP, l’unica arancia a marchio DOP, il super astringente Carciofo Spinoso di Sardegna DOP, il Piacentinu Ennese DOP, prodotto numero 1000 nel registro europeo, la Formaggella Luinese, unico formaggio che utilizza al 100% latte caprino, la pesca ‘settembrina’ di Leonforte IGP, il terapeutico Aglio di Voghera DOP, ricchissimo di allicina, la Vastedda della Valle del Belice, uno dei pochissimi formaggi ovini a pasta filata nel mondo.
M come Melanzana rossa di Rotonda DOP. La melanzana che sembra un pomodoro.
N come Nocciola. Le nocciole iscritte nel registro sono 3: del Piemonte, di Giffoni e Romana, le prime due IGP e la terza DOP. Sono solo tre dei 90 prodotti del gruppo ortofrutticoli, la più nutrita tra le categorie merceologiche, più del doppio dei formaggi (43) e degli oli (40), altri campioni dell’agroalimentare italiano di qualità.
O come Osservatorio socio-economico sui prodotti DOP e IGP. L’Italia è l’unico in Europa ad averne uno. Un vero vanto del Balpaese.
P come Problemi. Accanto alla modestia dell’export, alla spada di Damocle della contraffazione, la proliferazione delle denominazioni (a maggior ragione se si considera che alcune non sono mai entrate in produzione) porta con se il rischio  banalizzazione.
Q come QUALIguida. E’ la guida dei 500 ristoranti che usano prodotti DOP e IGP. “Gli chef possono diventare i veri portabandiera delle eccellenze agroalimentari italiane”, ha detto Rosati. Anche per quelle di nicchia che certo non hanno i numeri e la capienza per aspirare ad uscire dal mercato locale ma che nel piatto possono certo fare la loro figura. Ma quanti chef conoscono a fondo i prodotti a denominazione geografica e le loro potenzialità gustative? L’auspicio è che sempre più Vastedda della Valle del Belice, Asparagi di Badoere, Carote Novelle di Ispica, Olio extravergine di oliva Valdemone, Aglio bianco Polesano, Sedano bianco di Sperlonga e tante altre sorelle minori degli arcinoti Grana Padano, Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e Pane di Matera, diventino note di nuovi spartiti gastronomici.
R come registro multilaterale. Ne ha parlato Riccardo Deserti, Direttore generale per lo sviluppo agro-alimentare del ministero delle Politiche Agricole, interfaccia dei produttori DOP e IGP in Europa. Denominazioni: tutelarle tutte, tutelarle meno potrebbe essere lo slogan che fotografa la situazione attuale. Non si potrebbe selezionarne alcune, le più imitate, le più forti, da mettere in un paniere nel quale altri paesi, compresa la Cina, conferiscono una rosa dei loro prodotti? L’idea circola da un po’ di tempo. Retrocessioni in serie B all’orizzonte?
S come STG, Sono solo 2 in Italia (e 36 in Europa) le Specialità Tradizionali Garantite (la pizza e la mozzarella). Bruxelles rassicura: “La pizza non corre alcun rischio”. Sopravviverà al rischio soppressione, prevista per le Stg che, come la pizza, non hanno richiesto la tutela del nome ma solo della ricetta.
T come televisione. 70 milioni di contatti è il bilancio della presenza dell’angolo dedicato alla ‘Spesa Dop‘ nel programma di Alessandro Di Pietro “Occhio alla spesa!”, in onda su Rai Uno all’ora di pranzo.
U come Usa. Tra gli ostacoli che frenano lo sviluppo delle denominazioni nel mondo c’è anche, assicura Rosati, il modello americano. Se ci vuole Wine Spectator per promuovere un ottimo vino italiano in America “allora vuol dire che c’è un problema!” Tempi duri per le sorti della nostra cultura alimentare, è l’affondo finale, in un mondo che preferisce l’instant coffee alla moca!
V come vino. Come per il vino, l’idea vincente per tutelare meglio le indicazioni geografiche nel mondo potrebbe essere selezionarne alcune e stringere accordi internazionali di mutuo riconoscimento. E’ già accaduto con il patto siglato da poco con la Cina (l’Italia ha conferito il Grana Padano e il Prosciutto di Parma). L’idea è guardare con un occhio di riguardo a quelle denominazioni geografiche di maggiore peso. Quelle che, come ricorda Deserti, “hanno rinunciato alla tutela privatistica perché hanno creduto nel marchio collettivo e alle quali ora dobbiamo offrire qualcosa”. Si riferisce alle super DOP (e alle super IGP) che presidiano il mercato complessivo delle DOP e IGP italiane. Sul podio per fatturato, consumi e export ci sono il Grana Padano DOP, il Parmigiano-Reggiano DOP e l’Olio extra-vergine di Oliva Toscano IGP seguiti da: Pecorino Romano DOP, Prosciutto di Parma DOP, Gorgonzola DOP, Speck Alto Adige IGP, Prosciutto San Daniele DOP, Mortadella Bologna DOP, Bresaola della Valtellina IGP.
W come WTO. L’organismo mondiale che regola la liberalizzazione dei commerci mondiali frena da sempre sulla valorizzazione e sulla tutela dei prodotti a denominazioni geografica. In assenza di riconoscimento delle nostre Dop e Igt fuori dai confini dell’Ue manca la certezza giuridica della tutela di prodotti che finiscono quindi per essere esposti alla contraffazione. Accordi multilaterali di mutuo riconoscimento potrebbero essere l’anticamera della svolta.
Z come Zampone di Modena Igp. “Il signor Giuseppe Bellantoni di Modena fu presente all’Esposizione italiana di Firenze del 1861 e si distinse per la molteplicità degli articoli esposti e per gli zamponi chiusi in scatole di latta”. Ecco una notazione storica, una delle tante riservate dall’Atlante Qualivita 2011 all’Unità d’Italia. Come quella del Limone Interdonato Messina che prende il nome dal colonnello garibaldino Giovanni Interdonato che dopo aver combattuto nei moti siciliani con i patrioti di Garibaldi si ritira a vita privata coltivando agrumi. O quella di un Giuseppe Verdi innamorato del culatello e del Provolone che nel neonato Stato unitario emigra da Piacenza a Brescia.

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