Le barrette di cioccolato fanno felici i bambini. Anche le pubblicità che di solito accompagnano gli alimenti a base di cioccolata ci ricordano il senso di gioia che si prova consumando prodotti al cacao. Ma non è così in tutte le parti del mondo. Nei Paesi dove si produce faticosamente la materia prima con la quale viene realizzata la cioccolata, ovvero le fave di cacao, di felicità ce ne è ben poca. Anzi, c’è molta tristezza, perché gli agricoltori dei paesi del terzo mondo che producono cacao sono stati ridotti in miseria dai grandi colossi alimentari. Il caso più eclatante è quello della Costa d’Avorio, il maggior produttore mondiale di cacao, dove a causa delle tensioni etniche è in atto una vera e propria guerra civile e la stragrande maggioranza della popolazione vive in stato di assoluta indigenza. La Costa d’Avorio, un tempo, era la potenza economica dell’ Africa occidentale: Paese stabile e benestante, conosciuto come il miracolo africano. Attualmente il 35% delle esportazioni ivoriane sono costituite dal cacao; la maggioranza dei proventi che ne derivano vanno nelle casse delle industrie alimentari che poi rifinanziano indirettamente la guerra civile interna, come racconta il rapporto Hot Chocolate della organizzazione Global Witness. A farne le spese sono solo gli agricoltori, sfruttati e malpagati.
Anche il caso della Costa d’Avorio ci ricorda come, nel contesto della globalizzazione economica, il settore agricolo sia quello più penalizzato e soggetto a sfruttamento, in assenza di seri accordi internazionali a tutela dei prodotti locali. Come dire, una barretta di cioccolato non ha lo stesso sapore se consumata in America o in Africa.
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