Circa 900 pagine per raccontare il goloso mondo dei prodotti DOP, IGP e STG italiani. 775 eccellenze descritte in modo capillare a offrire uno spaccato del giacimento agroalimentare italiano, primo al mondo per numero di prodotti certificati, unico per qualità e biodiversità. 254 prodotti food (salumi e carni, formaggi, olii extravergine, ortofrutta e molto altro ancora) e 521 denominazioni vitivinicole raccontati in modo sintetico e completo al tempo stesso. Il tutto tradotto per la prima volta anche in lingua inglese e completato dal formato e-book. Un’opera monumentale e unica nel suo genere che vede come autore Mauro Rosati, Direttore Generale della Fondazione Qualivita. Senese, ironico e appassionato al tempo stesso, da anni ormai Rosati, ribattezzato da alcuni "Robin Food", è diventato un punto di riferimento essenziale per tutti coloro che gravitano intorno al mondo agroalimentare di qualità.

 

Ma di questi tempi viene da pensare che spesso qualità non faccia rima con risparmio. Non le sembra?

Si tratta più di un luogo comune che di un dato oggettivo. Da diversi anni partecipo a delle trasmissioni televisive nel corso delle quali, conti alla mano, ho dimostrato come la differenza di spesa tra prodotti certificati e di alto livello e cibo dagli standard insopportabilmente bassi, sia quasi sempre minima. In compenso, dal punto di vista del gusto e della salute, le differenza è elevatissima.

Sfogliando il volume si è colpiti dalla cura riservata a questo prodotto editoriale. Cartografie, foto, descrizione delle eccellenze, dei metodi e delle zone di produzione, sintesi dei disciplinari, dati utili per approfondire la conoscenza di queste 775 meraviglie. Non sono troppe?

Sono il frutto di una tradizione millenaria L’Italia gode di una leadership assoluta in fatto di qualità agroalimentare. Anche per questo, con un notevole sforzo, abbiamo voluto proporre una versione in lingua inglese. Perché gli stakeholder di tutto il mondo chiedono con insistenza sempre maggiore di entrare in questo scrigno di gioielli. Anzi, spesso siamo proprio noi italiani a non renderci conto di avere tra le mani un tesoro che tutti ci invidiano.

Prima nella classifica del numero dei prodotti a indicazione geografica, l’Italia su questo tavolo gioca una partita di fondamentale importanza sia dal punto di vista del puro prestigio che da quello economico…

Il brand “Made in Italy” è il terzo per fama dell’intero pianeta, subito dietro due famosi marchi commerciali – racconta Rosati – E in tutti i continenti il concetto di Made in Italy è legato a uno stile di vita di qualità superiore, specie per quanto concerne l’ambito enogastronomico. Soprattutto per questo è essenziale mantenere degli standard elevati e lavorare sinergicamente per migliorare ogni giorno di più l’offerta. La qualità è il vero asset del nostro Paese, il quid che ci consente di fronteggiare competitor imbattibili sul piano della massa critica e quindi dell’economicità dell’offerta.

Il tutto mentre si avvicina a grandi passi l’appuntamento con l’Expo del 2015…

Ed è lì che dovremo calare i nostri assi approfittando del fatto che per alcuni mesi saremo al centro del palcoscenico internazionale. L’agroalimentare di livello e il turismo, anche e soprattutto combinati insieme, rappresentano per l’Italia delle blue chip che da sole basterebbero a garantire economie importanti per il nostro Paese. Nasce anche da queste considerazione l’idea di tradurre in inglese l’Atlante Qualivita che diventa un utile strumento di divulgazione anche sui mercati esteri.

Interessante anche l’appendice del volume, dedicata al mondo social ma anche alle feste, le sagre e la ristorazione.

I prodotti ovviamente sono fondamentali ma lo diventano soprattutto nel momento della proposizione al pubblico. Non è certo un caso se, specie negli ultimi anni, la ristorazione di livello è diventata per molti territori un vero e proprio fiore all’occhiello, creando in alcuni distretti dei veri e propri casi di turismo essenzialmente enogastronomico. Penso ad alcune aree della Spagna, penso a Copenaghen e ad altri esempi di questo genere. E penso che in Italia si possa e si debba fare di più, in tal senso. Abbiamo tutte le carte in regola per diventare il primo Paese, per distacco, nell’ambito di questa tipologia di turismo.

Proprio in questo periodo, sugli schermi di Italia 1, va in onda un programma dedicato allo streetfood italiano (“Street FoodHeroes”) che vede Rosati nei panni di esploratore e giudice. Ma anche lo streetfood può rappresentare un valore aggiunto?

Altroché. Anzi, lo definirei la cartina tornasole dell’intero sistema. Il cibo di strada è il coacervo di storia, tradizioni, abitudini e costumi. Girare l’Italia e scoprire tanti ottimi artigiani del gusto ha rappresentato un’esperienza professionale e di vita assai importante. Tra l’altro non tutti possono permettersi di frequentare ristoranti di alto livello, mentre chiunque, specie i turisti, si ferma ad assaggiare un pezzo di pizza, una piadina, un gelato, una tartina, per rimanere sui cibi più generali. Ed è bello scoprire come in Italia si possano degustare cose buonissime e ricche di storia a un prezzo abbordabilissimo. Perché il nostro, lo ripeto, è il Paese della Qualità. E “Made in Italy” più che un brand è una vera e propria filosofia di vita.