La Masardona con la scarola a Napoli e le bombette di Alberobello con il caciocavallo caldo e la carne di maiale a Milano. I fritti de Sora Milvia sul Lungotevere a Roma, la granita di mandorle del Caffè Noto e pure la Pastà Mobile che a Torino sforna 200 tipi di primi piatti in Ape car.

 

Il gusto on the road debutta in libreria con la prima «Street Food Heroes – Guida al miglior cibo di strada italiano» (ed. Gribaudo, pp.240 – 12,90 euro), vademecum a cura del critico gastronomico e fondatore di Qualivita, Mauro Rosati, nato dall’esperienza della trasmissione di Italia1 e Italia2. Un viaggio che dalla Val d’Aosta alla Sicilia racconta il paese a morsi di popizze, sgagliozze, gniummareddi, strazzate, ciarimboli, maritozzi, tigelle e grattachecche, perchè, sfatiamo subito un mito, in strada in Italia si mangia bene e di qualità. «In questa guida raccontiamo la miglior cucina, ma soprattutto gli eroi del cibo da strada, quelli che tutti i giorni sono lì a prendere il freddo e a cucinare per noi», spiega Rosati. «Lo street food – dice – è di moda per due motivi: aiuta quando c’è crisi perchè ha prezzi contenuti; e offre un’alternativa alla ristorazione classica che non ha saputo rispondere alle esigenze della società moderna». Pagina dopo pagina, la guida recensisce 136 locali, divisi per regione, con schede complete, fotografie, approfondimenti sui prodotti, la vox popoli dei consumatori, ricette e le storie degli street chef. A questi si aggiungono le segnalazioni di oltre 240 indirizzi da provare, tutti, selezionati valutando qualità, offerta, identità e imballo del cibo (che deve essere comodamente consumabile altrove). «La differenza con le altre guide – prosegue Rosati – è che noi siamo andati ad assaggiare i prodotti e a vedere come sono realizzati. Abbiamo trovato tanta inventiva», come alla Pasticceria Perret che ha creato una coppetta con cucchiaino per portar fin sui monti la Crema di Cogne al cioccolato. «Molte ricette sono innovative – aggiunge – ma tante anche legate alla tradizione, come la focaccia di Recco della famiglia Moltedo o la ‘polenta alla spinà di Marco Pirovano, che da Brescia è sbarcata fino in Russia». Bussola della selezione e delle 9 stellette da assegnare è la qualità dei prodotti certificati DOP, IGP e Biologico e di quelli a chilometro zero. Una volta trovata la specialità, la guida segnala anche un luogo dove fermarsi a gustarla. «Sono convinto che oggi lo street food sia il vero volano del turismo italiano – spiega Rosati – Gli stranieri, ad esempio, vanno a Firenze per gli Uffizi, ma non ripartono senza il panino al lampredotto. In certi locali vale la pena andare anche solo per la simpatia dei gestori o per la location, con piccoli avamposti ovunque, dalle spiagge ai centri storici. Non ultima, poi, l’opportunità di socializzazione, perchè lo street food permette l’incontro fra tante persone differenti». E allora, se la Campania è la regione più «on the road» dell’anno con 7 street chef a 7 stelle, i tre campioni da 8 stelle sono Salvatore Di Matteo con la pizza a libretto che a Napoli stregò anche Marcello Mastroianni e Jack Lemmon; Stefano Bartolini, patron dell’Osteria del Gran Fritto a Cesentaico-Milano marittima; e Stefano Callegari, inventore dei trapizzini con la coda alla vaccinara, ormai conosciuti anche a New York.