Il mondo agricolo sta vivendo un momento di malessere e le nuove giunte regionali sono chiamate a fronteggiarlo. Gli strumenti attuali a sostegno del reddito agricolo, che prescindono dalla produzione, non funzionano come si auspicava. Sicuramente bisogna ripartire dalle esigenze dello sviluppo rurale, attraverso l’ausilio di strumenti nuovi che non devono necessariamente ripristinare impossibili dirigismi di mercato da Bruxelles, ma fornire un quadro di indirizzo che possa regolare gli orientamenti produttivi delle imprese e, dunque, svolgere una funzione indiretta di regolazione del mercato.

Regioni come la Toscana e l’Umbria, passata la bolla speculativa sui terreni, sostenuta dal “modismo”, dovranno sicuramente rilanciare l’agricoltura e lo sviluppo rurale come elementi di valorizzazione del territorio e dell’equilibrio del vivere nella moderna civiltà.

Tenere insieme politica agraria e sviluppo rurale è uno slogan che torna di prepotente attualità. Promuovere qualità e tipicità resta essenziale. Ma sarebbe un guaio scambiare il folklore con le politiche agricole di indirizzo e sviluppo.

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