L’ipotesi è allo studio, ma nel decreto «Cresci Italia» bisognerebbe incentivare l’educazione a tavola


Se con le tasse si risolvessero tutti i problemi, l’Italia allora sarebbe il Paese perfetto o quasi. Dopo la casa, anche il cibo potrebbe diventare una buona fonte di reddito per le casse dell’erario. La scusa è il cosiddetto «junk food» o cibo spazzatura, come meglio si addice all’Italia, che ci costa secondo le stime circa 8 miliardi all’anno di sanità per curare tutte le patologie che ne derivano dalla sua assunzione, a partire dall’obesità. Tassare il cibo che fa male per pareggiare i conti della sanità, è questa una delle ipotesi circolate negli ultimi giorni; un’ occasione per riflettere.
In primo luogo bisognerebbe capire quali potrebbero essere le regole perla creazione di un elenco degli alimenti da tassare. Se si seguisse la linea di molti Paesi del nord Europa, tanti prodotti del nostro paniere agroalimentare, decantati in tutto il mondo, dovrebbero essere messi in questa lista, visti i loro contenuti di grassi. Si creerebbe un paradosso: patatine fritte messe al bando come un prosciutto o salame Dop. I consumatori sarebbero disorientati e le imprese italiane subirebbero seri contraccolpi.Inoltre se si aumentassero le tasse su i prodotti fast e junk food, le grandi aziende di marca farebbero di tutto per mantenere inalterati i propri guadagni, quindi aumentando il prezzo per il consumatore finale, o abbassando i costi di produzione con l’uso di materie prime più scadenti. I tempi ci obbligano a ragionare in maniera diversa anche in tema di cibo.

Regole già a scuola
Ed allora occorre cambiare paradigma; in primis detassare la qualità (prodotti biologici e locali, Dop,Igp, ecc). In secondo luogo, un passaggio importante da compiere è quello dell’educazione alimentare nelle scuole dell’obbligo. Infatti, che senso ha tassare singoli prodotti, anche di qualità, quando poi in casa, tra le mura domestiche i singoli possono abusare di grassi cattivi, sale o zuccheri? Occorre educare a comportamenti corretti ed equilibrati e tanti piccoli progetti sono già campo: dal programma "frutta nelle scuole", agli orti e alle fattorie didattiche. Occorre mettere mano alla riforma scolastica con un serio programma di educazione alimentare. Nel provvedimento «Cresci Italia» del Governo Monti queste iniziative potrebbero dare impulso e soprattutto speranza. Una tassa in più non serve a nessuno; una in meno serve a molti e con un risultato migliore.

Industria alimentare italiana Le due facce del bilancio 2012
L’industria alimentare, secondo settore manifatturiero del Paese, registra consuntivi 2011 decisamente non brillanti, ma parzialmente compensati dalle buone performance dell’ export. L’anno appena concluso è stato caratterizzato dal persistere della stagnazione dei consumi interni e ha registrato, per la terza volta dal dopoguerra, una flessione negativa la peggiore – di 1,5%. Ma a fronte di questo dato sconfortante, è andato bene l’export, con un incremento del 10%. È quanto emerge dal bilancio di fine anno realizzato dal Centro Studi di Federalimentare, che ha elaborato anche una stima in termini di produzione e consumi alimentari per il 2012, a seguito dell’impatto della manovra Monti. Secondo il presidente Filippo Ferrua di Federalimentare bisogna rilanciare i consumi interni, ma non ritoccare Iva e accise. «Preoccupa l’impatto di nuovi aumenti delle aliquote iva quando i consumi interni hanno già segnato un indice negativo, inducendo un grave fenomeno recessivo – sostiene Ferrua – bisogna invece sostenere l’ export, far crescere la dimensione d’impresa e liberalizzare l’economia». L’export tuttavia bilancia il calo del mercato interno: un prodotto alimentare su 5 viene esportato. Nonostante la difficile congiuntura internazionale, le prospettive 2012 lasciano ben sperare verso un’ espansione delle esportazioni alimentari, che tenteranno di calmierare le perdite relative al calo dei consumi interni.

Ue: venti nuovi prodotti Dop e Igp
ITALIA – Nel 2011, l’Italia ha mantenuto e consolidato la sua leadership europea per numero di prodotti agroalimentari registrati dalla Ue. Venti le nuove registrazioni, 14 Dop e 6 lgp, per un totale di 239 prodotti italiani iscritti nel registro europeo. Questi i primi dati dei Rapporto Ismea-Qualivita 2011, che offre un’analisi socioeconomica delle produzioni agroalimentari italiane a denominazione. Presentazione a Roma al Ministero delle politiche agricole, il prossimo 31 gennaio.

Pannelli solari, stop agli incentivi?
ITALIA – Secondo il Ministro dell’agricoltura Catania il fotovoltaico sottrae superfici utili a produrre beni alimentari. Nel 2010, 33mila ettari coltivabili hanno cambiato destinazione, nel 2011 altro boom. Secondo il ministro dell’agricoltura Catania, che presto proprio su questo discusso tema incontrerà il Ministro dell’Ambiente Clini, bisogna dare uno stop agli incentivi perché i pannelli solari stanno erodendo i terreni agricoli e cambiando aspetto al paesaggio.

Da Silva: la priorità è la fame nel mondo
ITALIA – Prima uscita ufficiale del nuovo Direttore Generale della Fao, il brasiliano Graziano da Silva, pochi giorni dopo aver assunto l’incarico. Quando era Ministro straordinario della sicurezza alimentare e per la lotta alla fame in Brasile, da Silva è riuscito in cinque anni a portare24 milioni di persone al di sopra della soglia di estrema povertà e a diminuire del 25% il livello di malnutrizione in Brasile. «L’eliminazione della fame nel mondo – ha dichiarato – è la prima delle priorità strategiche che intendo perseguire durante il mio mandato».