Chiude i battenti la 48esima edizione del Vinitaly e lo fa tra sorrisi e messaggi fortemente positivi, corroborati dai numeri e, finalmente, da una sensazione di diffuso ottimismo. 155.000 (+ 6% rispetto all’anno passato) i visitatori che hanno affollato i 90.000 metri quadrati della manifestazione. 56.000 i buyer internazionali (36% sul totale) che hanno potuto degustare le etichette degli oltre 4.000 espositori. Cifre importanti.

che, del resto, sono la cartina tornasole di un Paese che sul vino punta in modo deciso, con 654.000 ettari di superficie vitata, una produzione che nel 2013 ha superato agevolmente i 47 milioni di ettolitri e un numero impressionante di aziende che offre lavoro a oltre un milione di addetti.

Ma Vinitaly 2014 sarà soprattutto ricordato come un’edizione fortemente politica, dove finalmente questo termine torna ad avere dei connotati positivi. A nessuno è sfuggito il fatto che per la prima volta un Presidente del Consiglio ha partecipato alla manifestazione scaligera. Lo ha fatto Matteo Renzi e lo ha fatto alla sua maniera, precisando che non si trovava a Verona per una passeggiata tra i padiglioni ma per portare al mondo dell’agricoltura in generale e a quello del vino in particolare il messaggio che il Governo punta in modo deciso sul Made in Italy agroalimentare, driver di comunicazione ed economico fondamentale per l’immagine e il portafoglio del Paese.

Renzi ha scelto Vinitaly insieme al Ministro Maurizio Martina per presentare #campolibero, progetto in 18 punti che ha come pietre angolari la semplificazione degli iter burocratici, il sostegno alle imprese, l’attenzione nei confronti dei giovani imprenditori. Il progetto è consultabile fino al 30 aprile sul sito del Mipaaf e il premier ha chiesto suggerimenti ai vari attori del comparto con l’impegno, entro il 15 maggio, di presentare un provvedimento caratterizzato anche da investimenti da parte del Governo sull’intero settore. Gli obiettivi? Ambiziosi ma anche raggiungibili: incrementare del 50% l’export dell’agroalimentare entro il 2020, portandolo dai 33 miliardi attuali fino alla cifra tonda di 50. Stesso discorso per l’export vitivinicolo, ora a 5 miliardi ma che Renzi prevede di riuscire a portare a 7,5 sempre entro la stessa data.

“Renzi ha riportato entusiasmo e non ha sparato cifre a caso – commenta Stefano Carboni, esperto di comunicazione enogastronomica e coordinatore dell’Atlante Qualivita Wine – Il vino italiano è una blue chip di valore assoluto che purtroppo non ha quasi mai trovato adeguato sostegno da parte delle istituzioni, che spesso lo hanno sfruttato solo per stucchevoli operazioni di immagine. Il fatto che l’attuale Governo mostri una particolare attenzione nei confronti dei bisogni e dei suggerimenti di chi il vino lo vive quotidianamente, è un messaggio estremamente importante che lascia ben sperare. Siamo nella fase “yes, we can” e personalmente sono certo che possiamo davvero sfruttare questo momento per fare la differenza e conquistare, grazie soprattutto alla qualità dei nostri vini, anche quei fondamentali mercati sui quali finora ci siamo mossi senza precise strategie”.

In tal senso c’è grande attesa per il futuro viaggio del Governo in Cina; una missione nel corso della quale Renzi ha garantito che il vino italiano avrà un ruolo rilevante su un mercato che sarebbe riduttivo definire di primaria importanza. Così come sarà fondamentale valorizzare al massimo i 52 miliardi di euro messi a disposizione dalla Pac da qui fino al 2020 e, ovviamente, l’appuntamento con l’Expo 2015. Un puzzle complesso dove è lecito aspettarsi un grande impegno da parte del Ministero delle Politiche Agricole. Conforta, a questo proposito, sottolineare i grandi consensi ricevuti dal Ministro Maurizio Martina, apparso sin da subito sensibile ai problemi delle imprese e al tempo stesso consapevole della necessità di sanare al più presto alcuni dei mali che affliggono da troppo tempo l’intero settore. Controlli, trasparenza, riconoscibilità, sono soltanto alcuni dei temi che il Ministro ha portato sotto la luce dei riflettori e la cui soluzione non potrà che portare benefici sia sul mercato interno che su quelli esteri.

In sintesi il quadro che emerge dalla 48esima edizione di Vinitaly è quello di uno scacchiere dove l’Italia comincia, nonostante le tante cassandre nostrane che continuano a parlare di “crisi del vino italiano”, a piazzare in modo strategico i propri pezzi (non va dimenticato il lavoro che da anni svolge Paolo de Castro, apprezzato Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo). Ora non resta che muovere questi pezzi con intelligenza e giocare, finalmente da vincenti, la nostra partita.