Dopo quella relativa al clima, arriva, da parte degli USA, anche la stretta sui prodotti agroalimentari e vitivinicoli europei, che desta non poca preoccupazione fra le istituzioni e le imprese del nostro continente; negli ultimi giorni, infatti, l’amministrazione Trump ha pubblicato un rapporto sulle nuove politiche commerciali in cui mette nero su bianco la propria posizione in merito alla regolamentazione degli scambi.

 

Nella relazione del Dipartimento americano un’apposita sezione dedicata ai prodotti agroalimentari europei DOP IGP sottolinea come la nuova amministrazione Trump cercherà di limitare i "danni creati dal riconoscimento delle Indicazioni Geografiche (IG) da parte dell’Unione europea". Nel rapporto si evidenzia come questi prodotti possano rappresentare minacce per le aziende statunitensi che usano i nomi comuni dei beni agroalimentari (Parmesan, Asiago etc.) all’interno del mercato nazionale e nel commercio globale.

 

Il Dipartimento americano esprime preoccupazione per "gli effetti negativi che l’approccio dell’Unione europea nei confronti delle indicazioni geografiche può avere per i produttori e commercianti statunitensi nell’accedere ai mercati internazionali e del Terzo mondo, specialmente quelli con diritti precedenti sui marchi commerciali oppure quelli che confidano nell’uso dei nomi comuni dei prodotti agroalimentari".

 

Anche Paolo De Castro – primo Vice-Presidente della Commissione Agricoltura UE e Presidente del comitato scientifico Qualivita – dichiara come queste posizioni americane potrebbero diventare il pretesto per proporre dei dazi specifici sull’import delle produzioni di qualità europee.

 

Trump dimostra una volta di più la volontà di gestire in maniera unilaterale il mercato globale, eliminando qualsiasi tipo di accordo commerciale basato sulla reciprocità.

 

Oltre a danneggiare i consumatori americani, a cui si vorrebbero vendere prodotti non autentici, il rischio è quello di mandare in fumo gli ingenti investimenti realizzati in questi anni da parte delle imprese italiane per accedere al mercato USA.

 

Fonte: Huffington Post