Un chilo costa minimo 3,50 euro. Poi ci sono imbottigliamento, e Iva: a bottiglia fa almeno 6 euro

Il bubbone scoppia durante le festività natalizie. Un noto quotidiano italiano, partendo da un’inchiesta condotta dall’Agenzia delle Dogane, dal Corpo Forestale di Stato e dalla Guardia di Finanza, in collaborazione con la Coldiretti, dedica due pagine allo stato di salute del mondo olivicolo nostrano. In sintesi si racconta di come molto dell’extravergine venduto come italiano sia fatto in realtà con olive straniere e sia spesso di scarsa qualità se non addirittura difettato. Si accenna inoltre a diverse aziende coinvolte in questo business (senza fame il nome) che danneggia i consumatori italiani ed esteri.

La notizia non passa inosservata e provoca serie conseguenze. I russi chiedono chiarezza, i cinesi bloccano addirittura le importazioni. Ambasciate in subbuglio, produttori in gramaglie, mercati spiazzati. Altri organi di informazione a quel punto fanno notare che l’articolo che ha originato il caos è pieno di inesattezze e si scatena una bagarre dove non è semplicissimo fare la conta dei carnefici ma dove risultano evidenti le vittime: i consumatori.

Ora, non abbiamo qui la pretesa di mostrare la diritta via su un argomento delicato e assai controverso. Però un paio di considerazioni vogliamo provare a farle e ci concediamo anche il lusso di dare un consiglio. Partiamo proprio dal consiglio, diretto ai consumatori. Un chilo di olio extravergine costa, alla base, minimo 3,50 euro. Imbottigliarlo, etichettarlo e trasportarlo incide per almeno altri 75 centesimi. Poi c’è un altro euro e mezzo che se ne va tra Iva, marketing e guadagni vari. Il totale quindi galleggia intorno alla boa dei 6 euro. Se ve lo vendono a 3, non potete fare a meno di chiedervi come mai costa così poco a meno che non pensiate che il vostro rivenditore sia un benefattore dell’umanità.
E a proposito dei rivenditori, chiudiamo con un appello. In queste pagine si è spesso parlato in termini positivi della Grande Distribuzione Organizzata. E allora agli amici della Gdo chiediamo di fare un piccolo, grande sforzo. Parlate con i vostri responsabili acquisti, fate frequentare loro dei corsi di degustazione olio, fornitegli gli strumenti idonei (anche quelli economici) per smetterla di andare a cercare con il lanternino degli oli che dovrebbero al massimo essere utilizzati proprio per tenerlo acceso, quel lanternino.
In collaborazione con Stefano Carboni

Patate o mais, coltivazioni Ogm sempre più lontane dall’Europa

Gli Ogm sembrano allontanarsi sempre più dall’Europa. Nonostante la recente normativa adottata dalla Commissione europea abbia alleggerito il veto sulle produzioni geneticamente modificate, i vari Paesi dell’UE continuano ad avere le proprie posizioni sulla questione, che vanno in direzione decisamente opposta.
L’Haute Conseil des biotechnologies francese ha appena pubblicato un avviso in cui viene ammessa la coesistenza tra coltivazioni tradizionali e Ogm, ma sottoponendo queste ultime a delle condizioni talmente stringenti che di fatto le rendono impraticabili. Come il limite dello 0,1% di 0gm nelle colture convenzionali e di una distanza di I. km tra terreni a coltivazioni Ogni e non Ogm. Un «sì» condizionato dunque che sembra essere in linea con la posizione del governo francese, fortemente contrario alle colture geneticamente modificate. È di questi giorni infatti la notizia che il Ministero francese dell’Ecologia e dello Sviluppo Sostenibile insieme a quello dell’Agricoltura continuano ad opporsi alla decisione del Consiglio di Stato di annullare la clausola di salvaguardia adottata dalla Francia nel 2008 per impedire la coltura del mais transgenico MON810.
E il gruppo chimico tedesco Basf ha annunciato che sposterà le esportazioni delle proprie patate Ogm dai mercati europei a quelli americani e asiatici, sicuramente più fertili da questo punto di vista.

Festa grande per i 50 anni della politica agricola Ue
EUROPA – «No celebration without animation!», questo il motto della Commissione europea che dà il via ai festeggiamenti per i 50 anni della Politica Agricola Comune che, entrata in vigore nel luglio 1962, rappresenta oggi una delle principali politiche europee. La Dg Agri, ha allestito all’interno dell’international Green Week", che si terrà a Berlino dal 20 al 29 gennaio, un proprio stand in cui si svolgeranno dibattiti, attività, giochi e quiz per bambini e dove verranno preparati da famosi chef tedeschi dei menu a base di prodotti agricoli europei.

Aviaria, sì alle richieste degli allevatori italiani

ITALIA – La Corte di giustizia europea dà ragione all’Italia. Nel marzo 2005, in piena influenza aviaria che ha causato gravi danni economici al nostro Paese, il governo italiano aveva presentato ricorso contro la Commissione europea per «omessa adozione di misure eccezionali a sostegno del mercato italiano nel settore del pollame». A quasi sette anni arriva la sentenza che riconosce le richieste degli allevatori italiani, duramente colpiti dalla crisi dei consumi in quel periodo.

Pronto il rapporto sulla pirateria alimentare

ITALIA – Un Rapporto della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria commerciale svela il paradosso di un Paese che da un lato si fa portavoce dei propri prodotti di qualità all’estero e dall’altro consente che un’azienda quasi interamente pubblica immetta sul mercato presunte eccellenze alimentari. Soldi pubblici destinati a prodotti made in Italy ma che di italiano, a parte scritte e colori, hanno ben poco, a partire dalle materie prime, provenienti da Paesi dell’Est Europa.