Il clamore mediatico di questi giorni sulla sicurezza dei prodotti agroalimentari italiani ha avuto l’effetto di gettare una luce negativa su uno dei settori di eccellenza del nostro Paese, riconosciuto nel mondo per la sua altissima qualità. A partire da singoli casi di truffa, ancora una volta, il discredito è ricaduto su un intero settore in cui ancora ci distinguiamo realmente e che proprio per questo motivo può contare su oltre 180000 operatori certificati con un fatturato di 15 mld. Una situzione che ricorda il caso marchiato come “Brunellopoli” sul quale, nel 2007, è stato creato uno scandalo mediatico senza precedenti.

Una criticità partita da casi isolati di violazione – testimonianza del funzionamento del sistema dei controlli – è diventata un’infamia per tutti i produttori di un’eccellenza nazionale destinata a ridimensionarsi di molto davanti a verifiche approfondite.

“I vini a denominazioni d’origine italiani sono i più garantiti al mondo – commenta Riccardo Ricci Curbastro, Presidente Federdoc – con la nostra attività assicuriamo tracciabilità dal vigneto alla bottiglia e analisi, partita per partita, di carattere chimico-fisico e organolettico. Siamo infatti l’unico Paese che effettua controlli sistematici sui nostri vini a D.O. e non a campione. Essere bravi vuol dire anche migliorare il modo di comunicarlo agli operatori del settore, ma soprattutto ai consumatori finali”.

Una consapevolezza che – come dimostra l’accertamento dei vari casi particolari – ci deriva da un altro dei punti di forza riconosciuti del nostro sistema food: l’attività di controllo sulla filiera agroalimentare. A partire dai nuclei operativi specifici di Corpo Forestale dello Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e Dogane per finire con gli enti di certificazione, organismi terzi, indipendenti e qualificati. D’altra parte, è fatto noto che i veri scandali alimentari come quello della carne di cavallo o quelli della mucca pazza e dell’aviaria siano nati in ambienti completamenti estranei al nostro.

“In pochi – dichiara Giuseppe Liberatore, Presidente AICIG – trasferiscono al consumatore finale i valori alla base delle produzioni certificate DOP IGP: rispetto di un rigido disciplinare di produzione, controlli effettuati da soggetti terzi, vigilanza e tutela svolta dai Consorzi in tutto il mondo. I Consorzi sono gli unici che, da sempre, tutelano le denominazioni, nessun’altro lo fa né lo ha mai fatto. Gettare generale discredito sul settore agroalimentare nuoce all’economia del Paese: in Italia, e sono certo di quello che dico, siamo all’avanguardia assoluta in tema di sicurezza e controlli. Cerchiamo tutti insieme di trasferire ciò che di positivo produciamo e che tutto il mondo ci invidia”.

Anche l’industria alimentare italiana che fattura 130 miliardi di euro e che rappresenta il secondo settore manifatturiero italiano dopo la meccanica è concorde. “Occorre fare attenzione – ricorda il Presidente di Federalimentare Filippo Ferrua – a certe aggressioni gratuite e demagogiche. Ricordo che, in questa estenuante fase di crisi, il made in Italy e la sua immagine all’estero sono state l’unica ancora che ha impedito definitivi tracolli al sistema, e un calo ancora più marcato dell’occupazione, grazie alla spinta dell’export.”

In questa fase, in cui i nostri prodotti sono forti sui mercati internazionali e godono di una ottima reputazione fra i consumatori, l’Italia non può permettersi di cadere nel masochismo come una una sorta di “sindrome di Tafazzi”. A tutti, anzi, corre l’obbligo, il compito di lavorare in positivo per il settore. In questo momento ci sono anche strumenti adeguati che possono supportare la crescita dell’agroalimentare nei paesi terzi. «

Abbiamo una formidabile opportunità – afferma il consulente per le PMI Agroindustriali Giuseppe Sciotti – sia grazie alla nuova programmazione OCM vino, che all’opportunità offerte dalla nuova Regolamentazione che sostituirà le attività di promozione dei prodotti agricoli europei per attivare forme di attività di promozione in co-marketing, attraverso le quali i produttori del food, in sinergia con i produttori del vino, potranno sfruttare l’immagine positiva dei prodotti made in Italy sui mercati internazionali».

In vista delle sfide, e delle opportunità, che ci attendono – in primis l’Expo 2015 e i regolamenti orizzontali europei – il sistema paese, compreso il mondo della comunicazione, deve necessariamente assumersi il compito di lavorare in sinergia affinché le grandi opportunità che abbiamo non si tramutino in false promesse.