Sarkozy invoca la difesa dei prodotti francesi ma come si tutelano le produzioni alimentari dell’Ue?

 

Pochi giorni fa in Francia, in piena campagna elettorale, Nicolas Sarkozy ha dichiarato l’intenzione e la necessità di riportare «a casa» la produzione manifatturiera francese. Da qui la proposta/ultimatum all’Europa di difendere l’economia del Vecchio Continente attraverso una sorta di protezionismo che privilegi e protegga il Made in Europe. Al di là dell’intento propagandistico, l’intervento del presidente francese pone l’attenzione su un problema economico che si allarga al settore dell’agricoltura. Il sistema europeo di protezione dcll’agroalimentare si regge sui prodotti di qualità e li difende al proprio interno, ma bisognerebbe guardare all’intero comparto e soprattutto accanto alla protezione, agevolarne l’esportazione fuori dalla Ue.

Come sottolinea il professor Sacco, docente della Luiss ed esperto di economia, «l’Europa arriverà inevitabilmente a una svolta di tipo protezionistico e il mantenimento della moneta unica rappresenta una delle maggiori argomentazioni a suffragio di tale previsione. Se gli Stati europei continuano ad avere una stessa valuta è perché sono consapevoli che nei prossimi anni l’area europea avrà bisogno di adottare una politica economica tale da giungere a un’autosufficienza in tutti i settori».

Oggi, quasi in ogni Paese extracomunitario, vi è una sorta di protezionismo non dichiarato, fatto di leggi e regolamenti sugli acquisti che, nella sostanza ha lo stesso effetto del protezionismo dichiarato, soprattutto nel settore alimentare. Il libero commercio, e la sua esaltazione, ha avuto come controindicazione una tale disuguaglianza sociale che richiede inevitabilmente la necessità di un cambiamento di rotta. In questo senso l’Italia, soprattutto per dare un impulso d uno dei settori strategici dell’economia, ossia l’agroalimentare soprattutto, potrebbe accodarsi alle spinte francesi per ottenere dall’Europa delle risoluzioni che diano pari dignità alle nostre produzioni agricole. Basti pensare che la Barilla ha dovuto costruire gli stabilimenti negli Usa per commerciare la propria pasta in quella nazione; di contro non mi sembra che in Italia ci siano industrie della Apple.

Il tema lanciato da Sarkozy, che per certi versi è mal digeribile, diventa però interessante se pensiamo che il liberismo sfrenato degli ultimi anni ha di fatto spostato il profitto verso il capitale togliendolo alla forza lavoro. Un argomento politico che potrebbe essere utile anche a una parte della sinistra italiana.

 

Speck Alto Adige, è boom di vendite per il preaffettato

 

Un 2011 positivo, per lo Speck Alto Adige Igp (Indicazione geografica protetta), che in una situazione di instabilità economica come quella attuale, ha registrato buone performance sia nel mercato interno che nell’export, a conferma che il settore agroalirnentare di qualità italiano, è uno dei comparti meno colpiti dalla crisi. Una crescita complessiva alla produzione dello Speck del 4,2% rispetto al 2010, dove la quota di Speck Alto Adige Igp, rispetto alla produzione totale di speck dei produttori riconosciuti, equivale al 38% nel 2011. «Nel corso del 2011 la produzione di Speck Alto Adige ha registrato una crescita costante, particolarmente significativa nei mesi di aprile e maggio – commenta NIichacl Desaler, manager del Consorzio Tutela SpeckAlto Adige Igp -. Siamo molto soddisfatti dell’andamento positivo e dei risultati fin qui raggiunti e speriamo di poter confermare questa tendenza anche nei prossimi anni». Lo Speck Alto Adige è un prodotto conosciuto ben oltre i confini dell’Alto Adige e dell’Italia e rispetto ad altri prodotti della salumeria italiana è molto richiesto all’estero, e con il 33,5% del prodotto Igp commercializzato oltreconfine, si pone come uno dei prodotti alimentari italiani maggiormente esportati. Il bacino di utenza preferenziale per l’export è l’arca di madrelingua tedesca, Germania, Austria e Svizzera, ma piace molto anche in Francia, Belgio, Stati Uniti e Giappone.

 

Arriva il marchio Dop perla Cinta Senese

EUROPA – Sono entrati a far parte del registro europeo delle Dop (Denominazione di origine protetta) e Igp (Indicazione geografica protetta) altri due nuovi prodotti. Si tratta dell’italiana Cinta Senese Dop nella classe delle Carni fresche e della francese Béa du Roussillon Dop nella classe degli Ortofrutticoli. Per la Cinta Senese è un successo dopo 10 annidi attesa, durante cui la denominazione è passata da Suino Cinto Toscano a Cinta Senese Dop, in omaggio al suo legame con la tradizione senese, anche se viene allevata in tutta la regione Toscana.

 

Cacao, l’Europa contro lo sfruttamento minorile

EUROPA – All’interno dell’Unione europea si macina e consuma il 40% del cacao di tutto il mondo mentre il 70% della produzione è concentrato in Africa. Altra cifra significativa: su 20 milioni di agricoltori impiegati nella raccolta di cacao più di 5 milioni sono bambini. Il Parlamento europeo ha approvato mercoledì scorso una risoluzione che, oltre a rinnovare ("`Accordo sul cacao 2010" per migliorare la cooperazione tra Paesi importatori ed esportatori e rendere il mercato del cacao più trasparente, mira a disincentivare lo sfruttamento minorile.

 

Australia, super grano per sconfiggere la fame

AUSTRALIA – Contro la fame nel mondo buone notizie dall’Australia. In stato avanzato di sperimentazione un grano particolare ottenuto con le tradizionali tecniche di incrocio, in grado di crescere in terreni aridi e ricchi di sale, che non costituiscono più un ostacolo per questa varietà di grano capace di resistere le condizioni più proibitive. Questo particolare frumento resistente bene anche al sale presente nel suolo, come è descritto sulla rivista Nature Biotechnologye si annuncia come una speranza per i Paesi in via di sviluppo.