Con l’approvazione a larga maggioranza del Senato americano (73 voti favorevoli e 25 contrari) dell’ emendamento s510 si è conclusa in questi giorni una lunga discussione in materia di sicurezza alimentare. La legge “Food Safety Modernization Act”, questo il nome del pomo della discordia, prevede infatti un nuovo piano di sicurezza alimentare americano che punterà a migliorare, secondo i sostenitori, il livello di sicurezza del cibo tramite sia ispezioni più approfondite dei prodotti importati, sia  controlli più severi nelle aziende. L’emendamento invece, secondo gli oppositori, danneggerà le piccole realtà a produzione locale (escluse dalla s510) che operano solo nel mercato della vendita diretta, che potrebbero essere considerate dai consumatori poco sicure perché appunto non soggette a tale controllo.

 

Se da un lato tale iniziativa, voluta ed appoggiata anche dallo stesso Obama, mira a garantire una più precisa protezione dei cittadini di fronte al rischio delle contaminazioni che il cibo su scala industriale in questi ultimi anni ha provocato, causando anche la morte di alcune persone, dall’altro complica notevolmente la vita soprattutto ai piccoli produttori, inclusi nella legge,  che potrebbero trovarsi immersi in dinamiche burocratiche difficili da gestire.

 

E’ certo che questa nuova normativa americana, che si inserisce in un quadro legislativo federale già complicato, dove ad oggi esistono  enti ed agenzie che hanno  un potere di controllo sul cibo, non facilita la vita a nessuno. L’orizzonte dei consumatori e dei produttori è tutt’altro che limpido.