II decreto dei governo Monti incide sul rapporto fra gli agricoltori e operatori dei commercio.

 

Il ministro Mario Catania ha toccato un nervo scoperto inserendo nel decreto delle liberalizzazioni le nuove norme sui pagamenti della Gdo (Grande distribuzione organizzata) agli agricoltori e sul divieto delle pratiche sleali. Era una di quelle cose ovvie che da anni si doveva fare per rendere più trasparente la filiera e redditizia l’agricoltura e invece era sempre stato tutto rimandato per le potenti lobby della Gdo. Mi ritorna in mente Beppe Grillo quando 20 anni fa, andava in giro perle piazze italiane e si faceva trasportare da una gru ed entrava nelle case delle persone facendogli aprire il frigorifero: «Signora, vede il suo frigorifero?

É un’urna elettorale, quando lei sceglie e compra qualcosa muove milioni di interessi». Ed è proprio così. In questi giorni infatti si è alzato un fuoco di sbarramento da parte dei grandi della distribuzione italiana, per impedire l’attuazione della normativa che dovrebbe tutelare i piccoli agricoltori con contratti scritti e tempi certi di pagamento. Sarebbe una boccata d’ossigeno per il settore, già messo a dura prova dall’emergenza freddo. La proposta di Catania parla chiaro: le compravendite di prodotti agricoli e alimentari devono essere messe tutte nero su bianco e i termini di pagamento avranno una scadenza di 30 giorni per le merci deteriorabili e 60 giorni per quelle non deteriorabili.
Che il sistema della Gdo in Italia non funzioni molto bene si può intuire anche da altri particolari. In primis colpisce il fatto che, pur essendo i nostri prodotti alimentari conosciuti in tutto il mondo, mai nessun gruppo distributivo sia stato capace di costruire reti distributive per il Made in Italy fuori dai confini nazionali. E mancata anche la volontà di essere sinergici nei mercati stranieri, come lo dimostra la grande conflittualità fra gli operatori del settore ed in particolare l’emblematica querelle fra Coop ed Esselunga a suon di libri e carte bollate.In questi anni molti piccoli agricoltori sono stati messi in ginocchio proprio dalla Gdo italiana, imponendo loro condizioni inaccettabili. Spesso i buyer hanno saputo applicare logiche commerciali di breve periodo mirate al solo guadagno finanziario.

Altro elemento che fa capire come gli italiani non hanno un bel feeling con la Gdo è la ritrovata enfasi dei mercati della vendita diretta dove fanno sempre più i loro acquisti, nonostante la congiuntura economica sfavorevole. Il successo di Campagna Amica della Coldiretti e di tutti i mercatini della filiera corta sono sotto gli occhi di tutti. Più qualità, più umanità e alla fine anche più convenienza.

Bisogna sottolineare il flop culturale della Gdo. Alcune catene in questi anni hanno cercato di avvicinarsi ai movimenti "gastronomico-culturali" per darsi anche un tono diverso; non solo semplici "moltiplicatori di prezzo", ma anche soggetti in grado di formare il consumatore. I risultati sono stati scarsi, certe volte anche paradossali; addirittura alcune catene hanno finanziato associazioni che erano culturalmente contro la Gdo.

Alla fine è dovuto arrivare un esperto di elettronica, Oscar Farinetti, per metter in piedi un sistema di distribuzione più vicino all’agricoltura italiana, prendendo in "prestito" il lavoro culturale di Slow Food, finanziata dalla stessa Gdo che non è riuscita in questi anni a fare quel salto di qualità tanto atteso anche sul fronte del "localismo" dei prodotti italiani.

L’agricoltura ha bisogno della distribuzione. Non è pensabile farne a meno. Credo che sia opportuno, ripartendo proprio dal decreto delle liberalizzazioni, ricostruire un rapporto diverso fra agricoltura, distribuzione e consumatori. Efficienza e trasparenza sono le linee guida da seguire. Un nuovo modello che abbia anche la capacità di portare i prodotti italiani così tanto richiesti, fuori dai confini nazionali.

 

Strasburgo approva il Pacchetto Latte

EUROPA – L’Assemblea di Strasburgoapprova con ampia maggioranza il "Pacchetto Latte" e il mondo lattiero-caseario esulta. II 15 febbraio scorso il Parlamento europeo ha definitivamente dato il via libera all’adozione delle misure che ridisegnano in modo moderno ed efficiente rintero settore, stabilendo la possibilità di programmare e gestire i volumi produttivi dei prodotti caseari di qualità. Come afferma il Consorzio del Parmigiano Reggiano, non si tratta soltanto di una vittoria per i produttori, che hanno la possibilità di tutelare i propri redditi, ma anche per i consumatori, grazie ad una maggiore stabilità dei prezzi. «Grande soddisfazione in particolare per i produttori italiani, per i quali l’approvazione dei provvedimento rappresenta un risultato molto importante, soprattutto alla luce della crisi che aveva colpito il settore dei formaggi Dop e Igp nel corso del 2009», ha dichiarato Mario Catania, ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali nel governo Monti. Si tratta inoltre di un doppio risultato in quanto lascia ben sperare anche in vista dei negoziati sul Pacchetto Qualità la cu i approvazione introdurrebbe importanti novità anche in altri settori, soprattutto per le norme per difendere le produzioni italiane di qualità.

Bucce di pomodoro per la biopiastica

ITALIA – Le bucce di pomodoro rinascono come bioplastica. Grazie a uno studio del Cnr, nuovi materiali di scarto potranno essere inseriti nel processo produttivo delle bioplastiche, è il caso delle bucce di pomodoro residue dell’industria di trasformazione che altrimenti sono destinate alla discarica. Cosi le bucce di pomodoro – ma lo studio si sta occupando di altri scarti riciclabili, come i residui della lavorazione dei crostacei, o gli scarti della lana di pecora che non possono essere trasformati in lana – potranno presto divenire shopper, ma anche polistirolo o teloni per le serre.