Il settore ha un giro di affari da 3 miliardi di euro. Per prodotti non previsti tagli.

 

Si sono appena chiusi i battenti sull’unica manifestazione italiana specializzata nel bio e naturale, il Sana di Bologna. Un comparto da 3 miliardi di euro di giro d’affari, una superficie impiegata di un milione e centomila ettari di terra e 47.663 operatori. I prodotti biologici, secondo una ricerca di Nomisma, convincono sempre più consumatori al punto di dimostrarsi quasi immuni alle difficoltà della crisi economica, anche per il futuro. Oggi il Bio, rappresenta l’1,3% sui consumi interni domestici, ma questa cifra è destinata ad espandersi, raggiungendo un’incidenza maggiore, come accade già oggi in molti Paesi europei (Svizzera 6%, Austria 7%, Francia 2%). Per i prossimi 12 mesi, infatti, il 76% degli intervistati, ha dichiarato di voler mantenere i livelli di spesa attuali, il 13% di volerla incrementare, solo l’8% ha previsto una riduzione. Gli operatori del biologico in Italia sono aumentati dell’1,3% nel 2011 rispetto al 2010.

Sembra che il settore del Bio sia quello che resiste meglio agli urti dei tagli alla spesa che l’Europa e il nostro governo ci costringono a fare. La domanda è in crescita, ma le aziende che operano nel settore del Biologico hanno comunque necessità di vendere e anche di incassare. Un settore che sembra in controtendenza rispetto alla crisi economica, che fa leva su un patrimonio culturale e ambientale connaturato all’Italia e riconosciuto anche all’ estero. Ma mentre i padiglioni erano ancora pieni di gente alla ricerca della fonte della salute, sul clima insolitamente roseo respirato al Sana, si sono insinuati i risultati di uno studio americano pubblicato dalla Stanford University, sui benefici perla salute derivanti sia dai prodotti agroalimentari biologici, sia da quelli coltivati convenzionalmente.

Lo studio, in estrema sintesi, afferma che non ci sono forti evidenze che mostrino che i prodotti agroalimentari biologici siano significativamente più nutrienti dei prodotti convenzionali, ma il consumo del cibo biologico può ridurre l’esposizione ai residui dei pesticidi e ai batteri resistenti agli antibiotici. Per capire meglio è comunque necessario cercare di approfondire come è stato condotto lo studio e soprattutto sulle sue limitazioni, parte delle quali riconosciute dagli stessi autori. Studiati in tutto 240 casi, 17 studi condotti sugli umani e il resto su prodotti biologici. Le variabili analizzate i risultati sulla salute, i livelli di nutrienti e i livelli di contaminanti (residui di pesticid inclusi). Per quanto riguarda i nutrienti, rispetto ai prodotti agroalimentari convenzionali, si sono rilevati livelli più alti di fosforo e fenoli nelle produzioni biologiche e di omega 3 nel latte e nella carne di pollo, sempre da allevamento biologico. In solo tre dei diciassette casi-studi sugli umani si è analizzato l’impatto sulla salute, anche qui, concentrandosi principalmente sugli allergeni che i due tipi di prodotti agrolimentari possano contenere.

Uno strano parametro di valutazione, in quanto non c’è nessun motivo per il quale debba esistere una correlazione tra il cibo biologico e un basso livello di allergeni. Un altro neo dello studio è la durata. Per calcolare ad esempio i rischi sulla salute derivanti da un’alimentazione basata su prodotti coltivati convenzionalmente, e quindi contenenti residui di pesticidi, occorrono diversi anni prima di vedere gli effetti cumulativi sull’organismo, mentre lo studio sugli umani in questione ha avuto un periodo di monitoraggio di soli due anni. Una doccia fredda per il comparto, ma c’è vera polemica? «Non credo proprio – afferma Paolo Carnemmolla presidente di Federbio -, lo studio va letto bene, non bisogna puntare sui titoli a effetto. Comunque chi sceglie di nutrirsi bio, e lo ha confermato la ricerca di Nomisma, lo fa soprattutto per evitare pesticidi e antibiotici per se stesso e per l’ambiente, non per una maggiore presenza di nutrienti, anche se la ricerca in Italia, sta lavorando sui nutrienti, e sembra che ci siano risposte interessanti. Il vero dato da sottolineare è che quello del biologico è un settore in crescita costante dal 2008, in netta controtendenza visto che si tratta dell’anno in cui si sono avvertiti i primi segnali della crisi economica. Come sempre sarà il mercato ed i consumatori a decidere come sempre. Al comparto Bio spetta comunque il compito nei prossimi mesi di saper coniugare tutte quelle peculiarità che gli vengono riconosciute con il contenimento dei prezzi in un contesto dove i consumi alimentari sono dati in netto ribasso anche per il 2013. Se riuscirà a fare questo, allora la nicchia del Bio si potrà candidare ad essere una alternativa seria al prodotto convenzionale.