Se a dispetto di tutte le difficoltà del presente l’Agricoltura italiana riesce a porsi ancora obiettivi a lungo termine, molto lo deve alla capacità che alcuni dei suoi attori hanno di interpretare il futuro con nuovi strumenti, cioè alla capacità di fare innovazione. Questo aspetto è ancora più evidente in una fase in cui la contrazione economica, così come i cambiamenti climatici, spingono a trasformazioni sostanziali con lo specifico obiettivo di una crescita inclusiva e sostenibile. Una destinazione per cui l’apporto che l’innovazione può fornire è fondamentale nei suoi aspetti tecnologici, organizzativi e sociali.

 

La settimana passata si è tenuto in Sicilia l’evento internazionale Agrogeneration, un’iniziativa dedicata ai giovani imprenditori del settore agri-food fortemente voluta dal Ministero delle politiche agricole e organizzata dal CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) con il supporto di diverse Università. Sotto la regia di Sara Roversi del Future Food Institute, si sono riuniti studenti, agricoltori, imprese, artigiani e giovani startup per discutere e avanzare proposte sulle sfide dell’agricoltura e dell’alimentazione globale.

 

Un evento molto ricco, fatto di formazione, laboratori, presentazione di prototipi per l’agricoltura di precisione e tavoli di lavoro per la co-progettazione, con il compito di trovare le nuove strade di questa “agrogeneration”. Tematiche a 360° grandi che, per citarne alcune, andavano dalla Fame Zero, Spreco Zero e Impatto Zero fino ai sistemi di qualità DOP e IGP passando per le frodi alimentari e l’agromarketing. In Italia il fronte degli innovatori agricoli si sta lentamente allargando soprattutto attraverso alcune esperienze significative come quella di Rural Hub di Alex Giordano o quella di Michele Savino di Vazzap che hanno saputo mettere in connessione il “vecchio” con il “nuovo”, la terra con  le tecnologie.

 

È stato, in definitiva, uno di quei momenti capaci di liberare energie nuove, come solo l’abbinamento tra giovani e innovazione sa fare promuovendo la creatività e la novità sotto forma di soluzioni sostenibili per affrontare le sfide del futuro. In questa situazione, di livello internazionale, l’Italia è sembrata proseguire sul binario dell’Expo 2015 dimostrando di essere non solo un grande produttore di cibo di qualità, ma anche una potenziale guida del rinnovamento agroalimentare europeo e mondiale.

 

Un punto di riferimento pronto ad affermarsi, che dimostra a chi non l’avesse chiaro che l’eccellenza made in Italy avrà una tradizione da esportare nel mondo finché ci sarà innovazione di processo e di prodotto. “Se da esperienze come questa – ha affermato il Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina – nascerà un movimento grande, aperto e capace di raccogliere le esperienze di eccellenza e di allargarle, sono convinto che potremmo dare una mano al Paese non solo a fare nuova agricoltura, non solo a legare sempre meglio competitività, sostenibilità e innovazione, ma anche a creare una nuova società”.

 

Chi ha vissuto da vicino Agrogeneration ha anche percepito come il fronte del business agricolo si stia progressivamente allargando grazie alla creatività dei giovani; quando lo scarto alimentare, invece di un problema, viene visto come un’opportunità, la comunicazione verso il consumatore non è una perdita di tempo ma un valore aggiunto, il confronto con altri imprenditori diventa metodo e non occasione sporadica.

 

Queste nuove prospettive possono davvero diventare un’occasione per il Paese se le istituzioni e il sistema finanziario cominceranno a vedere nelle startup qualcosa in più di un divertissement per menti creative. Sarebbe auspicabile che banche e fondi  già attivi nel settore del food  (Intesa, Unicredit, Clessidra, Tamburi Investiment, IDeA Capital Funds, ecc) iniziassero a dedicare una parte delle loro risorse a sostenere questo nuovo pezzo di imprenditoria italiana che unisce agricoltura, tecnologie, cibo e ambiente in un’ottica completamente innovativa.

 

In tal modo, così come l’America ha saputo “coltivare” il mito delle tecnologie nella Silicon Valley, oggi l’Italia avrebbe la possibilità di far crescere un nuovo fronte dell’agricoltura moderna ed esserne il capofila a livello mondiale. Il Ministero delle politiche agricole crede in questo obiettivo e per raggiungerlo ha lanciato una consultazione pubblica finalizzata alla stesura di un piano strategico sull’agricoltura di precisione.

 

Mauro Rosati

Direttore Generale Fondazione Qualivita

 

Fonte: l’Unità