Che l’incontro con il distretto rurale della Maremma sarebbe stato interessante non avevo dubbi. Sicuramente non avevo previsto una affluenza così ampia e numerosa. Oltre 120 persone in caldo pomeriggio estivo a Grosseto si sono trovate per ascoltare le strategie legate al rilancio agroalimentare della provincia di Grosseto. Grazie quindi a tutti quelli che hanno partecipato e grazie anche ai relatori che hanno permesso una discussione concreta.

Expo orizzontale

Un’Expo orizzontale. Efficace la battuta in apertura, di Fabrizio Grillo della Direzione Sviluppo Tema EXPO 2015 SpA – spiegando in breve cosa sarà Expo Milano 2015. “Il nostro sarà un expo orizzontale, dimentichiamoci di quelle  verticali che hanno  il loro emblema in quella di Parigi, con la tour Eiffel. L’Export dedicata alla terra Nutrire il pianeta energia per la vita, valorizzerà l’orizzontalità” questo lascia pensare quindi che tutto l’allestimento si svilupperà in orizzontale, con un forte contatto con la terra, con il mondo agricolo e al suo indotto.

La lungimiranza delle istituzioni. In Maremma nuovi tesori. Le architetture e il  design per la costruzione di nuove cantine

“Il nostro territorio è rimasto per anni ai margini dello sviluppo economico – ha commentato l’assessore all’agricoltura della provincia di Grosseto Enzo Rossi -, l’agricoltura  oggi è quell’elemento che può rimettere in movimento questa situazione. Lo dimostrano gli investimenti di molte case vinicole nazionali e estere che hanno scelto la Maremma per sperimentare realizzando  cantine innovative e di design. Lo hanno potuto fare perché qui hanno trovato una classe  dirigente  disponibile  a ragionare, molto aperta e attenta alla sostenibilità” . Non posso che dargli ragione. Anche io, per mio interesse personale, per un’innata curiosità, stimolato anche dal mio lavoro in questo settore che mi porta a cercare ovunque i segnali delle novità,  sto seguendo da tempo quello che sta succedendo in Maremma. Ci sono davvero  degli straordinari esempi che abbinano design e vino, un  binomio vincente tipico della Toscana ma  soprattutto di questa zona, che sta  sperimentando unendo la tradizione vinicola a opere modernissime ideate dai più noti architetti italiani. Penso a nomi come  Renzo Piano, Gae Aulenti, Mario Botta e Cini Boeri che hanno realizzato opere per questo territorio. Gae Aulenti, alla sua prima esperienza in campo enologico  per la Tenuta Campo di Sasso, di Piero e Lodovico Antinori, ha ideato una  struttura che fa parte di un progetto più ampio che unisce relais di classe e cantina d’autore per vini d’autore. Sembra addirittura  avveniristica ,invece , struttura della Pieve Vecchia vicino a Campagnatico, nata da un progetto di Cini Boeri. 

Particolare la zona delle vasche di fermentazione. La designer milanese ha firmato anche il vicino hotel ristirante Locanda del Glicine, con una cantina scavata nella roccia, ottima per le degustazioni.  Ma ce ne sono altre cantine da portare ad esempio di quello che sta accadendo in  Maremma,  che con lungimiranza sta favorendo questi nuovi insediamenti produttivi. Nella cantina Petra a Suvereto si è  concretizzato il desiderio di costruire una struttura in grado di evidenziare la bellezza del luogo in cui sorge ed il fascino del lavoro che in essa si svolge, ispirato all’esperienza dei grandi Chateaux francesi su uno schema iniziale che Vittorio Moretti, imprenditore e produttore, ha affidato all’architetto Mario Botta.Altro esempio di quello che di straordinario sta accadendo in questa terra che sta scoprendo una nuova vocazione nell’attrarre imprenditori che “osano” è nella tenuta Rocca di Frassinello, nei pressi di Giuncarico, non lontano da Grosseto, per l’azienda vinicola del  giornalista editore e vignaiolo Paolo Panerai, in società con il finanziere francese Eric Rothschild, proprietario dello storico marchio Chateau Lafite. Qui la cantina è stata progettata da Renzo Piano, con la particolare forma di anfiteatro (vedi foto), mentre l’intera struttura è distribuita su due livelli sotterranei, con uso di  materiali semplici e tradizionali.

Ma l’export non decolla

Nota dolente le esportazioni da questa provincia. Ne ha parlato il presidente della Camera di Commercio di Grosseto Gianni Lamioni che però ha analizzato  le cifre decisamente basse chiedendosi se si tratti realmente  di sviluppo arretrato  o se invece non sia uno tipo di sviluppo alternativo ideale per questo tipo di territorio a vocazione rurale. “Questo territorio – ha voluto ricordare  Lamioni , ha dalla sua un rapporto virtuoso  fra ambiente e cemento, con un modello di sviluppo unico che è sì necessario migliorare, ma con molta attenzione. Ricordiamoci che storicamente non abbiamo vocazione all’export, ma molta attenzione verso la qualità”.

Il mercato dei prodotti agroalimentari di qualità maremmani dovrebbe aprirsi ed internazionalizzarsi, ma come?

Deciso l’intervento di Daniele Lombardelli, Presidente di Grosseto Export, consorzio che da oltre 30 anni promuove i prodotti tipici della maremma. Lombardelli ha infatti precisato come la realtà del comparto agroalimentare della provincia di Grosseto sia contraddistinta da piccole imprese che da sole non possono certo farsi carico degli oneri di un mercato internazionale. “Il sistema consortile – ha detto Lombardelli a riguardo – è l’unico modo per consentire alle aziende locali di esportare i loro prodotti. Unite anche se concorrenti – ha proseguito – le nostre aziende possono affrontare il panorama internazionale facendo leva sulla qualità, la sicurezza ed i rigidi controlli che da sempre caratterizzano i prodotti della maremma”. 

I finanziamenti  ci sono?

Parole di forte incoraggiamento sul fronte finanziario, con l’annuncio che sono stati  stanziati circa 30 milioni di euro dalla Banca MPS, con attenzione  particolare  per aziende  con vocazione all’export e del settore pesca.  Questi dati arrivano dall’intervento di Gianfranco Cenni, responsabile dell’ area territoriale  della  Toscana Sud per la Banca MPS. “Un padiglione Maremma all’Expo? Perché no. Noi i soldi ce li mettiamo noi , perché guardiamo con ottimismo a questo territorio, già stiamo aiutando molte aziende. De resto sono cinquecento  anni che lo stiamo studiando!”. Avrà fatto sicuramente piacere ai molti  imprenditori agricoli presenti  sentire affermare da Cenni  che il settore agroalimentare “ è la spina dorsale del territorio. Finalmente investire e credere nella terra sta ritrovando la sua giusta dimensione.

Le esperienze degli imprenditori

Sempre molto interessanti le esperienze dirette testimoniate dagli imprenditori delle varie zone. Proprio da questi interventi si possono percepire le criticità ma anche i nuovi stimoli vissuti in prima persona da chi vive quotidianamente la propria azienda. E’ stato così anche per l’intervento di Giorgio Franci, del Frantoio Franci, azienda di produzione olivicola di antica tradizione in questa area.  Il frantoio Franci è un’azienda che  nasce negli anni ’50 sulla collina di Montenero d’Orcia, un piccolo borgo che dalle pendici dell’Amiata domina il paesaggio della Val d’Orcia. In quegli anni i fratelli Franco e Fernando Franci acquistano uno  oliveto storico chiamato Villa Magra e ristrutturano un antico fienile per farne un frantoio. L’anno 1995 rappresenta una tappa importante per la storia dell’azienda, inizia infatti la collaborazione tra Fernando ed il figlio Giorgio che, all’esperienza del padre, aggiunge una nuova carica di entusiasmo ed intraprendenza. Far conoscere i propri oli extra vergine lontano dal luogo di produzione diventa l’obbiettivo principale, ma subito appare chiaro che la sola vendita diretta, fino allora praticata, non poteva consentire tale risultato né garantire al frantoio il futuro auspicato.  “Non eravamo conosciuti – racconta Giorgio Franci -,  la nostra dimensione e la nostra struttura non ci consentivano di competere con i prezzi dei grandi imbottigliatori e per giunta l’esperienza produttiva non trovava continuità nel campo commerciale. Abbiamo così scelto la strada della qualità, l’unica per noi stimolante e percorribile, una qualità assoluta, ricercata senza alcun tipo di compromesso”. Nasce così nel 1996 Villa Magra dei Franci, il primo extravergine del frantoio commercializzato in bottiglia e prodotto solo ed esclusivamente con le olive dell’omonimo oliveto. Al concetto di qualità vengono ad aggiungersi quelli di selezione, di intepretazione e di terroir. L’evoluzione della filosofia produttiva sviluppa nuovi obbiettivi e prende forma il concetto di Cru. Nel 2000 nasce Villa Magra Gran Cru, la migliore produzione del “Chiusello”, una microzona porzione dell’oliveto Villa Magra, in cui terra e vegetazione hanno caratteristiche molto particolari. “Nella nostra filosofia produttiva – racconta Franci -, tutte le nostre etichette  hanno una matrice ed uno standard di qualità ben definito per caratteristiche organolettiche e parametri chimici che garantiscono al consumatore la continuità qualitativa di anno in anno, gli oli che non raggiungono gli obbiettivi vengono declassati. Le variabili stagionali, che determinano la qualità dei raccolti e che rendono stimolante questo mestiere, influenzano le quantità dei prodotti finiti ma non la loro qualità in termini assoluti. All’annata rimane quel margine sottile ed affascinante che fa la differenza tra una buona bottiglia ed un grande prodotto”.

In tempi di mozzarelle blu e formaggi fluorescenti, il Pecorino  toscano ha una storia invidiabile di qualità e sicurezza alimentare“Quello che sta succedendo in questi giorni dovrebbe far aprire gli occhi ai consumatori – afferma Gianfranco Gambineri, Presidente Consorzio Pecorino Toscano DOP. La nostra filiera è protetta, la Dop è una tutela di qualità, una garanzia”

“Lavorando sulla qualità – ha detto il presidente della provincia di Grosseto, Leonardo Marras, nel suo intervento conclusivo – riusciremo a colmare i gap economici e produttivi del nostro territorio. L’Expo, in questo senso, ci fornisce una grande occasione di rilancio”.