Petrini: «Ecoesistenza pacifica fra contadini e agroindustria». Via le parole «cibo di nicchia»

Da ieri e fino a lunedì si prevedono a Torino più di 200 mila visitatori per il Salone del Gusto organizzato da Slow food. Quest`anno per la prima volta la manifestazione si coniuga con un`altra iniziativa di Petrini, Terra Madre. I due eventi, che finora erano rimasti separati, danno vita ad una grande kermesse che mette insieme la discussione sui grandi temi legati all`alimentazione e all`agricoltura e la possibilità per il grande pubblico di degustare, mangiare e comprare qualsiasi tipo di cibo o stravaganza alimentare. Terra Madre in questi anni si è occupata di portare avanti la sua mission, ossia proteggere e sostenere i piccoli produttori, ma anche cambiare il sistema che li danneggia, mettendo insieme gli attori che hanno potere decisionale, consumatori, istituti di formazione, chef e cuochi, enti di ricerca agricola, Ong. L`intera rete mondiale delle comunità del cibo che da queste intenzioni è nata a partire dal 2004, per cinque giorni si trasferisce a Torino, divenendo una cosa sola con il Salone del Gusto. Il grande evento sul cibo sembra dunque aprirsi nel segno del cambiamento, e non solo per questa importante innovazione, ma anche in virtù di altre novità, almeno così sembra dalle parole espresse da Carlo Petrini nel corso della cerimonia di inaugurazione. L`ideatore di Slow Food ha infatti esposto le nuove strategie dell`organizzazione. Innanzitutto vengono bandite le parole élite e nicchia e sostituite da sovranità alimentare, qualità per tutti, termini che dovrebbero esprimere l`essenza della filosofia del movimento. Cibo di qualità a prezzi accessibili, quindi per tutti; perché tutti ne hanno diritto, e non enogastronomia per pochi, questo sembra essere lo slogan. Dunque se non è una rivoluzione poco ci manca, e comunque un cambiamento importante. Parole che fanno piacere, soprattutto a chi da anni sostiene la «democrazia della qualità», intesa in maniera molto simile a quanto oggi sostenuto da Petrini. Ma soprattutto parole che vanno al di là delle più rosee aspettative anche dei più critici nei confronti di Slow Food, che forse ci aveva abituato a ben altro. Per anni infatti al suo interno si parlava solo di sostegno e ritorno all`agricoltura ma facendo riferimento sempre e soltanto ai contadini, ai piccoli coltivatori di qualche minima produzione la cui estensione non supera i pochi ettari e la distribuzione locale. Oggi addirittura si parla di coesistenza pacifica fra contadini e agroindustria. LE NUOVE SCELTE DI SLOW FOOD Non vi è dubbio che il movimento di Bra in questi anni abbia contribuito a rendere la produzione agricola italiana, e in generale tutto il comparto enogastronomico, il più conosciuto al mondo. E non è discutibile neanche il fatto che esso ha avuto il merito di aver posto l`accento su questioni agricole e alimentari che guardano al futuro, anche in una chiave più innovativa di quanto possa sembrare in apparenza. Resta però sempre e comunque la difficoltà di coniugare una mission sociale così ambiziosa e valida con l`eccessiva carica elitaria che Slow food si porta dietro. I bolli, bollini, guide e graduatorie che promuove assomigliano più ad una gastronomia da gourmet che all`agricoltura così come è concepita da Terra Madre. Forse qualcosa si è mosso e ci auspichiamo che questo possa essere l`inizio di un nuovo percorso, dove l`educazione alimentare, e non solo, diventa protagonista e dove il semplice giudizio su quale sia il vino o il prosciutto più autentico resti qualcosa di accessorio. Ah, dimenticavo, anche perché tutti sembrano non ricordarlo, che fra poco più di due anni ci sarà l`Expo a Milano, dedicato proprio a questi temi. Ma di questo non se ne è proprio parlato. Almeno per ora.