“Se non ascoltano le richieste italiane usciremo dal sistema delle DOP”. Se non è una dichiarazione di guerra, quella che è stata lanciata dall’associazione italiana che rappresenta i consorzi di tutela delle maggiori DOP italiane (Aicig), poco ci manca. L’obiettivo rimane quello di cambiare la riforma in discussione a Bruxelles, il cosiddetto “Pacchetto Qualità”, che dovrà essere approvato a fine giugno e che ad oggi non prevede la possibilità di regolamentare i volumi produttivi per i prodotti Dop e Igp.

Stefano Berni, componente del direttivo dell’Aicig la mette giù dura: “È impensabile che Almunia, il Commissario europeo, non dica niente sulla fusione Parmalat-Lactalis che crea una posizione dominante in Europa di 15 mld di fatturato sul settore lattiero caseario, mentre si oppone fortemente a regolamentare i volumi del sistema delle DOP che valgono molto meno”.

 

E pensare che la revisione del regolamento delle DOP e IGP era iniziato bene con il Libro Verde del 2009 e poi con tutta una serie di documenti, non ultima l’approvazione della relazione Scottà, che poneva le basi per una discussione serena e soprattutto comprendeva molte delle richieste avanzate dal sistema agroalimentare italiano. Poi, alla resa dei conti, il Commissario Ciolos ha partorito qualcosa di diverso. L’ultima parola tocca al Parlamento Europeo, ma entro il 21 giugno si può fare ancora qualcosa. La palla passa ora al neoministro Saverio Romano, che ha dimostrato molta sensibilità per il settore, e al presidente della Commissione agricoltura Paolo De Castro, che dovranno fare inevitabilmente gioco di squadra per salvare la qualità italiana.

 

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