Nessun rallentamento nella lotta alle contraffazioni, ma lo sviluppo dei prodotti alimentari Dop e Igp ha bisogno di una svolta di mercato. La tutela insomma, da sola non basta. Scarse sono le possibilità di estendere ai paesi terzi, attraverso gli accordi internazionali, le regole previste in Europa. Senza contare che le azioni anticontraffazione non producono di per sé nuovo fatturato. Meglio quindi volgere lo sguardo altrove. Ad esempio a valorizzare, anche con il volano della Dieta mediterranea, il contenuto di salubrità legato ai prodotti Dop (l’Italia è fra gli ultimi paesi per numero di persone obese o in sovrappeso) e che potrebbe incontrare la crescente domanda di sicurezza che viene dai mercati. Spostare le azioni di marketing dal consumatore finale al punto vendita (differenziando sugli scaffali i prodotti Dop da quelli generici), sviluppare una strategia per le Dop nell’e-conmierce.

E soprattutto migliorare la notorietà del sistema delle denominazioni d’origine considerato che 3/4 dei consumatori italiani dichiara di non conoscere i marchi Dop e il sistema del la certificazione di qualità. Insomma prima di spedire Gorgonzola in Cina, meglio concentrarsi sul tanto che ancora resta da fare in Italia. È quanto è emerso nei giorni scorsi a Roma nel corso della presentazione del XII Rapporto Qualivita realizzato dalla Fondazione Qualivita e da Ismea.