Nei giorni scorsi l’annuncio dello stop all’import del prosciutto da Italia, Spagna e Brasile

Uno dei primi segnali di crisi di un Paese è chiudersi in un atteggiamento protezionistico. A farne le spese per prima è stata qualche settimana fa la società spagnola Repsol che si è vista privata, dal governo argentino, della sua controllata Ypf che detiene la maggioranza dei giacimenti petroliferi nazionali. A prima vista può sembrare questa, la motivazione che ha spinto nei giorni scorsi l’Argentina ad annunciare anche il blocco delle importazioni di prosciutto dall’Italia, dal Brasile e dalla Spagna. Ma più che di protezionismo, sembra si sia trattato di un accordo con i produttori nazionali di carne suina per aumentare l’offerta nazionale e per sviluppare la zootecnia interna al Paese.
Una misura drastica che punta a proteggere il prodotto interno argentino e a frenare l’uscita di valuta. A carico del Paese sudamericano, nel settore alimentare, ci sono anche altre presunte infrazioni internazionali: il contenzioso sulla denominazione del vino Rioja con la Spagna e quello sul formaggio Reggianito con l’Italia.
L’Italia è uno dei più grandi produttori ed esportatori al mondo di salumi con 138.000 tonnellate ed un valore di oltre 1 miliardo; inoltre vanta moltissime denominazioni protette, come Prosciutto di Parma e San Daniele, che contribuiscono alla notorietà del Made in Italy nel mondo con circa 37.000 tonnellate esportate e 402 milioni di valore. Il mercato argentino vale poco più di 250 tonnellate per l’Italia, ma l’attenzione alla questione da parte degli operatori è alta. Ci siamo subito coordinati con il ministero degli affari esteri e delle politiche agricole commenta Mario Emilio Cichetti, direttore del Consorzio prosciutto San Daniele -, e sembra che il Ministro Catania ne abbia già parlato lunedì scorso a Bruxelles, perché sono norme in contrasto con le regole dell Organizzazione mondiale del commercio. E una situazione che va chiarita non solo dall’Italia, ma a livello europeo. l nostri mercati più interessanti, sono l’Europa, dove esportiamo moltissimo in Inghilterra, Francia e Germania, gli Stati Uniti e il Giappone, ma il problema con l’Argentina va comunque chiarito subito. L’Italia importa dall’Argentina grandi quantità di carne bovina e cereali e a fronte di questo atteggiamento nei confronti dei salumi italiani, cosa dovremmo fare, scegliere la via delle contromisure? Come prosciutto Toscano non esportiamo in Argentina commenta il direttore del consorzio Walter Giorgi -, ma secondo me questo atteggiamento è un segnale della crisi economica. Spero che l’Europa si muova subito, con determinazione, perché sono atteggiamenti preoccupanti che fanno scattare controproducenti contromisure .
Esattamente quello che ha fatto il Brasile. Dopo il crollo del 30% delle vendite in Argentina nel mese di aprile, ha risposto con la rappresaglia, bloccando immediatamente le importazioni di prodotti argentini come mele, vino e farina di grano.
La posizione presa dall’Argentina è intollerabile – afferma Davide Calderone, Direttore di Assica di Confindustria -. Pur capendo i problemi che il Paese ha con la sua economia, non possiamo accettare che si violino le norme che regolano il commercio internazionale. Stesso atteggiamento anche dal Consorzio Prosciutto di Parma. li blocco protezionistico che l’Argentina sta attuando danneggia l’interno sistema Ue – commenta Stefano Fanti, Direttore del Consorzio del Prosciutto di Parma .
La questione argentina rilancia la necessità non solo di nuove politiche economiche internazionali, ma anche, per il governo italiano, la questione della tutela sui mercati esteri del Made in Italy. Infatti se le aziende devono svilupparsi per superare la difficile congiuntura hanno bisogno soprattutto dei mercati stranieri. Anche questo sarebbe una misura per la crescita a costo zero.