Editoriale del 2 luglio 2010

Succede in un piccolo paese sulle pendici del Monte Amiata che un sindaco insieme ad un gruppo nutrito di concittadini, decidono di reinventarsi il futuro prendendo spunto dal passato. E tutto è  inscindibilmente legato e riconducibile a quello straordinario albero che si chiama olivo e che in questo territorio produce una cultivar tutta particolare dal nome Olivastra Seggianese.

Pochi anni fa alcune aziende, sostenute dalla pubblica amministrazione, oltre a richiedere la registrazione della DOP Olio Seggiano, uno dei pochi oli mono-cultivar esistenti in Italia, hanno avviato un progetto di riqualificazione urbana del piccolo borgo, rimasto disabitato negli anni. Sembrava un’impresa disperata visto il clima di tagli e crisi finanziaria. Racimolare qualche soldo per ricostruire una identità ad un paese che conta circa 1000 anime  non è stato facile; ma la Fondazione MPS, la Regione Toscana, l’Acquedotto del Fiora, Intesa Distribuzione, la Provincia di Grosseto ci hanno creduto e così è stato avviato un piccolo miracolo. Sono iniziati i lavori; sono arrivati acqua, luce, gas e soprattutto una avveniristica olioteca pubblica, un piccolo spaccio di prodotti locali, un museo dell’olio ed anche un esperimento unico al mondo che è una via di mezzo fra arte contemporanea e ricerca botanica, ovvero si cercherà di far vivere dentro una vecchia cisterna dell’acqua un olivo per via idroponica, facendolo diventare un luogo simbolo. Tutto questo grazie alla capacità di Stefano Mancuso, direttore del Linv, Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale, uno di quegli scienziati targato made in italy che ci invidiano nel mondo.

Se poi ci aggiungiamo che da quelle parti c’è una delle più importanti installazioni di arte contemporanea, il giardino di Daniel Spoerri , che è meta di 10.000 turisti l’anno, il gioco è fatto. I Seggianesi potranno vendere il proprio olio DOP ai turisti e farlo conoscere in tutto il mondo come hanno fatto tante altre piccole comunità come Colonnta con il lardo, Pantelleria con il cappero, Saint Rhemy de Bosse con il prosciutto. Verrebbe da dire… una DOP allunga la vita!!!