La sfida più importante che il settore agroalimentare di qualità dovrà affrontare nei prossimi anni sarà sicuramente quella digitale. Il Made in Italy alimentare diventerà grande se, e solo se, saprà mettere in campo un progetto strategico a 360° nel mondo web. Una battaglia che si sposta dal campo alla rete.

 

Nei nuovi mercati digitali le nostre produzioni di eccellenza – DOP IGP e Biologico –  hanno bisogno di strategie strutturate e coerenti per tutelare e promuovere l’intero comparto. Considerando il valore del settore nel nostro Paese non possiamo continuare ad affrontare l’argomento in maniera debole o discontinua, serve programmare una strategia digitale di lungo periodo che sia efficace su più fronti.

 

Sono tre le priorità da affrontare in rete: la tutela delle Indicazioni Geografiche IIGG e delle aziende; la valorizzazione e la promozione dei prodotti; la regolamentazione delle dinamiche dell’e-commerce.

 

Riguardo alla tutela spesso si ha l’impressione che le capacità produttive delle nostre eccellenze territoriali siano vanificate in rete con un singolo colpo di mouse. È esemplificativo il caso del Gorgonzola DOP, con la comparsa sugli scaffali virtuali del colosso Amazon Fresh di prodotti similari chiamati con lo stesso nome, senza nessuna protezione sul piano della proprietà intellettuale  della denominazione di origine.

 

Anche nell’ambito della valorizzazione il lavoro da fare è molto; l’idea di un marchio unico del Made in Italy con un sistema informativo coerente e un apparato distributivo che metta in sinergia le produzioni di qualità potrebbe essere una risposta importante tanto in termini commerciali quanto culturali. L’impatto economico di portali come Tripadvisor e Booking.com sul mondo della ristorazione italiana rende bene l’idea di una tendenza che non tarderà a investire il settore produttivo agroalimentare.

 

Con il diffondersi degli investimenti dei giganti della rete, il capitolo e-commerce rimane certamente il più complesso. Un buon punto di partenza potrebbe essere l’avvio di una concertazione con i grandi players sulle politiche distributive, affinché anche piccole e medie aziende possano essere competitive. Le difficoltà di questo ambito rimarcano infatti un gap dovuto alla mancanza di una GDO italiana capace di essere presente all’estero con volumi importanti.

 

In un mondo, quello digitale, spesso deregolamentato e sovranazionale, la certezza è che si stia procedendo a definire uno dei maggiori driver di sviluppo commerciale del futuro per le eccellenze tricolori, sia nel B2C che nel B2B. Per non lasciarsi sfuggire questa occasione è necessario agire immediatamente sulla ‘alfabetizzazione’ tanto degli stakeholder del settore agroalimentare quanto dei decisori politici che, nel bene e nel male, rivestono un ruolo fondamentale nelle strategie di lungo periodo.