Articolo del Magazine Digitale CSQA 

Le Indicazioni Geografiche come modelli di sviluppo rurale fondati sui territori e sulla qualità, possono essere considerate esempi virtuosi di sostenibilità fin dalle loro origini. Già nel 1988, nel Libro verde sul futuro del mondo rurale, la Commissione europea aveva messo in luce il ruolo del mondo agricolo in tema di qualità alimentare, preservazione dell’ambiente e dell’ecosistema. Nel 1992 – al termine di un iter che ha visto in prima linea Francia e Italia – l’approvazione del Regolamento 2081 ha segnato un turning point essenziale. Con l’istituzione della Denominazione d’Origine Protetta (DOP), dell’Indicazione Geografica Protetta (IGP) e delle Specialità Tradizionali Garantite (STG) si è affermato un modello produttivo vocato alla sostenibilità perché capace di coniugare tutela ambientale, sociale ed economica. Lungi dall’essere scollegate tra di loro, queste tre dimensioni devono essere in equilibrio: un sistema agroalimentare è sostenibile, infatti, se rispetta l’ambiente ma anche gli aspetti culturali e sociali, e se i fattori produttivi, compreso il lavoro, vengono adeguatamente riconosciuti e remunerati.
Una success story, quella delle DOP IGP STG, che a distanza di quasi trent’anni ha permesso ai territori di mantenere una piena centralità, che è salvaguardia dell’ambiente, valorizzazione di patrimoni artistici e culturali, sviluppo dell’economia locale. Ed è bene ricordare come quello delle DOP IGP STG sia un sistema capace di andare oltre alla mera salvaguardia dei territori, ma riesca ad affermare in maniera sempre più netta le produzioni di qualità nello scenario economico internazionale. Solo nel nostro Paese il settore delle IG vale 14,8 miliardi di euro alla produzione, con un export da 8,4 miliardi, per un settore che negli ultimi dieci anni ha registrato una crescita costante fino a rappresentare l’11% dell’industria alimentare e il 22% dell’export agroalimentare nazionale.

Traguardi che, tuttavia, non sono acquisiti per sempre e necessitano di spingersi oltre per dare vita a un sistema di tutela ancora più articolato che possa affermarsi con successo a livello internazionale. Del resto, come mettono in luce le più recenti ricerche della Food and Agriculture Organisation (FAO), il continuo sviluppo del legame tra produttori locali, territorio di appartenenza e produzioni agricole attraverso le Indicazioni Geografiche costituisce, ad oggi, la strada maestra verso un sistema agroalimentare pienamente sostenibile per le comunità rurali di tutto il mondo.
Un rinnovato modello DOP IGP STG, maggiormente sostenibile, è ciò di cui abbiamo bisogno. Com’è noto, il rispetto degli standard ambientali più elevati è già riconosciuto dal sostegno dato a chi si impegna in tal senso. È ora il momento di compiere un ulteriore passo in avanti, per garantire che gli elementi della sostenibilità siano messi insieme in modo coerente. Integrare nei disciplinari di produzione criteri che contribuiscono, ad esempio, alla salvaguardia della biodiversità e dell’acqua, al benessere animale e allo sviluppo professionale dei lavoratori, potrebbe davvero segnare l’inizio di una nuova stagione di sviluppo per le produzioni di qualità.

La sperimentazione di nuovi modelli di sviluppo sostenibile ha già trovato nel settore vitivinicolo alcuni esempi interessanti. Possiamo citare il Consorzio di Tutela della DOC Prosecco che, con coraggio, ha approvato una modifica del disciplinare, nelle norme per la viticoltura, che elimina Glifosato, Mancozeb e Folpet e sta lavorando già da qualche tempo a una certificazione territoriale per la sostenibilità ambientale, economica e sociale dell’intera denominazione; ancora, Equalitas è una certificazione volontaria del settore vitivinicolo, con l’obiettivo di riconoscere pratiche che siano sostenibili dal punto di vista sociale, ambientale ed economico. Questo standard si occupa di biodiversità, di carbon footprint, di buone pratiche di cantina e imbottigliamento, ma anche di tematiche sociali come la tutela dei lavoratori. Prosecco, Franciacorta, Nobile di Montepulciano e Lambrusco sono alcuni dei protagonisti di questo percorso sostenibile così innovativo.
Un iter non semplice e alcune raccomandazioni sono già state poste a livello internazionale come il rafforzamento del legame tra ricerca e stakeholder, il supporto alla diversificazione dell’economia rurale, la continua affermazione di una concorrenza leale e non da ultimo, un maggiore impegno da parte delle istituzioni, sia per quanto riguarda lo snellimento burocratico che per quanto concerne il supporto alla ricerca. D’incoraggiamento è la sempre più diffusa opinione che la sostenibilità stia diventando parte integrante della catena del valore, la sostenibilità, insomma crea valore, e non a caso la correlazione tra sostenibilità, profitto e fatturato, fino ad ora non particolarmente rilevante, ha compiuto un balzo in avanti significativo negli ultimi tempi.

Una sfida complessa ma che può e deve essere colta: per accrescere la reputazione del modello DOP IGP STG, le opportunità di sviluppo economico, la salvaguardia del pianeta. Per il miglioramento di una intera società. D’altro canto le Indicazioni Geografiche sono state i precursori di una tendenza ormai in atto nel mondo, ovvero quello di considerare il territorio locale al centro di ogni tipo di politica.

Bibliografia essenziale

  • Food and Agriculture Organisation of the United Nations, Strenghtening sustainable food systems through geographical indications. An analysis of economic impact, 2018.
  • Food and Agriculture Organisation of the United Nations, Linking people, places and product. A guide for promoting quality linked to geographical origin and sustainable Geographical Indications, 2009 – 2010.
  • Filippo Arfini, Le IG per lo sviluppo ambientale, economico e sociale del pianeta, in “Consortium”, N. 0/2018.