Si terrà nei prossimi giorni  a Bruxelles un primo e importante momento di discussione sul futuro della politica agricola comune, più conosciuta come PAC. Il commissario Dacian Ciolus, ha infatti organizzato un confronto a inviti con tutti i soggetti europei più interessati al tema, dopo aver raccolto oltre cinquemila contributi attraverso un dibattito pubblico che invitava a pronunciarsi su quattro punti: cosa si aspettano i cittadini dall’agricoltura; quali riforme per la PAC; quali strumenti sono necessari per la PAC di domani; perché abbiamo bisogno di una politica agricola comune.

 

La cosa che purtroppo colpisce maggiormente è il disinteresse dimostrato dal nostro Paese verso questa  discussione; solo 94 i contributi pervenuti dall’Italia, contro i 1440 della Germania – Paese che ne ha inviati il maggior numero – i 1053 della Polonia ed i 788 della Francia. Una realtà, questa, che trova piena conferma anche nella pochissima considerazione che i media e la politica italiana riservano per questo genere di dibattito, nonostante che il 2013, data che riserverà importanti novità per la Politica agricola comune, sia praticamente dietro l’angolo e che la nostra economia si regga molto sull’agricoltura nella sua accezione più ampia, comprendendo tutela ambientale, turismo ed enogastronomia.

 

La sfida più grande della Politica Agricola Comune è di riuscire ad arrivare alla gente; non  solo ai 10 milioni di agricoltori europei, ma a tutti i cittadini, perché il suo reale valore non è legato esclusivamente alle  risorse finanziarie che mette a disposizione, ma anche alla capacità che ha di incidere sulla qualità della vita di ognuno di noi. Garantire la sussistenza di un agricoltore attraverso la PAC significa anche intervenire concretamente sui grandi temi quali i cambiamenti climatici, la difesa ambientale, la sicurezza alimentare e la  qualità del cibo. Abbiamo bisogno di un dibattito più ampio, di una partecipazione più attiva e soprattutto di sensibilizzare adeguatamente le persone che sono al tempo stesso cittadini, consumatori e anche contribuenti. Purtroppo lo spettacolo al quale stiamo assistendo in questi giorni  sulle quote latte, sia attraverso i giornali che in Parlamento, non contribuisce ad avvicinare la gente alle politiche agricole e neanche all’Europa.

Mauro Rosati