Seeds&Chips – Tavola rotonda 9/05/2018 

Fondazione Qualivita – Cultura Italie

Abstract tematico

I processi culturali costituiscono la base per una società aperta e coesa, rafforzano l’identità locale, generano economia e circoli virtuosi. La produzione di cibo costituisce un processo multisettoriale: agricolo, artigianale, industriale, fisico-chimico, popolare, consumistico, di marketing, innovativo, tradizionale, ecc.

Parti del sapere identitario sono rappresentate dal cibo prodotto in un dato contesto locale e territoriale. Attraverso la produzione e il consumo di quel cibo la Società genera conoscenza, identità e PIL. Si tratta di un processo entro cui interagiscono valori, conoscenze arcaiche e innovazione.

Il cibo italiano, ossia i saperi, manufatti, filiere produttive, prodotti nonché i livelli successivi di trasformazione in ricette, pietanze, nell’intimo privato domestico o nella ristorazione, costituiscono un insieme di elementi culturali documentati, studiati, catalogati e codificati varie volte nella storia.

Si tratta di elementi vivi, in evoluzione, in continua innovazione, grazie alle contaminazioni di un mondo globalizzato, digitale, interconnesso, ipertech, in cui, con estrema rapidità, si evolvono le modalità di produzione e approvvigionamento delle materie prime, nonché tecniche di preparazione, contaminazione informativa, culturale, ecc.

Secondo l’UNTWO, l’unicità del patrimonio culturale intangibile determina sempre di più il fattore discriminante della competitività in ambito turistico, ad esempio.

L’Italia si propone ai mercati internazionali con un’offerta, sulla carta, pressoché unica, in grado di legare food, cultura e ambiente in un mix inscindibile. Benché un’ampia parte di questo patrimonio identitario e culturale legato al cibo sia, ancora, fortemente vincolato a stereotipi che non permettono di offrire una panoramica oggettiva sul sistema agroalimentare nazionale e dei suoi meccanismi produttivi e distributivi.

Si tratta di stereotipi creati per ragioni di marketing ma anche per incapacità di innovare le modalità di comunicazione da parte del sistema produttivo.

Ma occorre superare i confini dello stereotipo e reindirizzare la letteratura del cibo italiano, nonché il patrimonio della cucina italiana ad una nuova visione, in modo da attualizzare i punti di forza del sistema produttivo agroalimentare nazionale, in corso di cambiamento anche grazie al contributo di leadership e reti innovative, di partenariati con il mondo della ricerca, di innovazioni produttive e di processo.

Occorre offrire una prospettiva competitiva che guardi alla qualità e all’innovazione a tutti i livelli, in modo da sostenere meccanismi virtuosi, di tutela e produzione che riportino il cibo italiano in una posizione di avanguardia culturale fortemente identitaria, lungo tutta la filiera dai produttori primari ai consumatori finali.

La rivoluzione in atto nel mondo alimentare, con l’avvento di tecnologie sempre più innovative e le sfide del cambiamento, sta inesorabilmente cambiando gli scenari. Occorre far fronte a questo cambiamento individuando i valori culturali e di manifattura da preservare e comprendere dove le contaminazioni tecnologiche e le innovazioni del mondo della ricerca possono supportare l’evoluzione in un quadro di qualità.

Si rende necessario avviare un percorso di confronto che metta intorno a dei tavoli le imprese di produzione, il sistema della ristorazione, le istituzioni, il sistema della conoscenza, ma anche i consumatori, gli studenti, gli chef, gli agricoltori, ecc..

Occorre avviare un percorso di elaborazione di un nuovo manifesto italiano della cultura del cibo, attraverso un primo livello di confronto che porti a individuare nuove visioni, suggestioni, condivisioni in modo da poter definire una road map per ridiscutere il ruolo primario e sostenibile del cibo italiano del presente e del futuro nel contesto internazionale.