Trentanove vittime accertate e un’origine ancora ignota: questo ad oggi il bilancio dell’Escherichia Coli, il batterio che sta letteralmente terrorizzando l’Europa. Dai cetrioli alla soia fino ai germogli di broccolo, i ricercatori non hanno ancora la certezza su quale sia il ceppo originario della contaminazione. E dopo il “cetriolo killer” ci sono altri problemi all’orizzonte sul fronte “emergenze alimentari”: è di ieri la notizia che cinque bambini in Francia sono stati ricoverati con sintomi compatibili con quelli dell’E.Coli dopo aver mangiato carne macinata. Per ora le autorità locali hanno smentito il legame con l’epidemia diffusa in Germania, ma la preoccupazione resta alta. Altro caso che si inserisce in questa situazione di emergenza alimentare è quello del batterio Stafilococco-aureo resistente all’antibiotico meticillina, trovato nel latte di mucca e nelle persone in Gran Bretagna e in Danimarca. Le emergenze alimentari sono ormai diventate degli eventi ciclici, di grande impatto sull’opinione pubblica e quindi sui consumi. Si discute sempre di più sull’effetto di certi eccessi mediatici sui problemi del cibo e sull’aumento di ansia e preoccupazione da parte dei cittadini, tanto che è difficile distinguere il vero allarme dal semplice allarmismo. In certe occasioni il mondo della comunicazione ha spesso speculato ponendo l’accento su notizie frammentarie provenienti da organismi non ufficiali e non del tutto veritiere. Un secondo aspetto della questione che emerge da questi ultimi fatti è quello del  ruolo delle autorità europee. Bruxelles è da sempre attenta al tema della sicurezza alimentare tanto da farne uno dei pilastri portanti della politica comunitaria. Per vigilare sulla salute dei cittadini vi è addirittura un ente preposto come l’EFSA. Il “rimpallo” di accuse tra Spagna e Germania, con dichiarazioni di autorità nazionali o addirittura locali, ciascuna ovviamente impegnata nella difesa del proprio territorio, ha di fatto messo in evidenza come qualcosa ancora non funzioni bene sul fronte europeo delle emergenze alimentari. Tutto questo ci fa sentire ancora cittadini e consumatori poco informati e poco tutelati, con la tentazione di chiudersi nel localismo esasperato. Ma la strada da intraprendere è quella di senso opposto.